L’Inter ha vinto, ma Inzaghi appare vecchio a Sacchi: “Deve evolversi, fa un calcio approssimativo”

L'Inter martedì sera ha battuto il Salisburgo 2-1, grazie ai gol di Sanchez e Calhanoglu, portandosi in testa al girone di Champions League a pari punti con la Real Sociedad. Un successo che è il quarto nelle ultime cinque partite giocate, con in mezzo il pareggio col Bologna, e che certifica la buona partenza stagionale dei nerazzurri, primi anche in campionato con un punto di vantaggio sul Milan e due sulla Juventus.

Tutto non degno di valore per Arrigo Sacchi, che bastona per bene Simone Inzaghi e i suoi giocatori, in ossequio alle proprie convinzioni secondo le quali il risultato non può essere l'unica discriminante per giudicare una squadra, ma serve altro: il gioco. Un gioco di cui essere fieri quando si prova ad esportare il calcio italiano in Europa.

"L'Inter giocava contro il Salisburgo in larga parte composto da ragazzi nati negli anni Duemila, eppure ha sofferto e, molto probabilmente, soffrirà anche nella sfida di ritorno in Austria – attacca l'ex Ct dell'Italia sulla Gazzetta dello Sport – Perché? I nerazzurri hanno grandi valori tecnici e atletici, posseggono molta esperienza, tuttavia fanno un calcio piuttosto approssimativo. Hanno notevoli potenzialità, questo è sotto gli occhi di tutti, però spesso giocano per conto loro. Ad esempio: il pressing non esiste. Finita l'azione, rientrano tutti e vanno a fare massa in difesa. Logico che, così facendo, ci si porta l'avversario in casa. Purtroppo l'Inter pratica ancora un calcio che non è completo, non è di standard europeo".

Il 77enne Sacchi accenna poi una carezza a Inzaghi, ma è come dire che l'alunno ce la mette tutta ma le qualità quelle sono… "L'Inter è arrivata seconda nella passata stagione, grande risultato, ma adesso i nerazzurri hanno il dovere di migliorarsi. Soprattutto a livello di conoscenze. Simone Inzaghi, allenatore che dà l'anima e s'impegna tantissimo (e dico questo perché lo conosco da parecchio tempo), deve riuscire a fare un salto in avanti. Per adesso è molto bravo sulla base di un calcio vecchio. Mi piacerebbe che ci fosse un'evoluzione, che si cercasse il dominio del gioco e, di conseguenza, dell'avversario. Il calcio, non mi stancherò mai di dirlo, è uno sport offensivo e di squadra, mentre noi in Italia lo concepiamo ancora come uno sport difensivo e individuale. Questo è il vero problema".