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L’Inter di Zhang vista dall’estero: “Li hanno fatti operare come zombie e hanno vinto la Serie A”

La conquista dello scudetto e la seconda stella cucita sul petto hanno rappresentato il punto più alto ma anche quello più basso nella storia del club: a causa dell’insolvenza del presidente l’Inter è finita nelle mani del Fondo Oaktree dopo una “dolorosa resa dei conti”.
A cura di Maurizio De Santis
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Vincere è l'unica cosa che conta ma per i Fondi il fine del successo è anzitutto economico, quello sportivo è solo un mezzo per accrescere il valore dell'asset che nel loro portafoglio fa il paio con altri. E per Oaktree l'Inter, escussa in pegno da Steven Zhang insolvente (per la mancata restituzione di un prestito concesso a tassi altissimi), altro non è che un ramo d'azienda da far prosperare e non smantellare, tenere florido e coi conti in ordine, gestire all'insegna della sostenibilità da coniugare coi trionfi, fino a renderlo appetibile abbastanza da vendere al migliore offerente in un futuro nemmeno tanto lontano.

È la logica del business e del profitto, laddove il denaro non dorme mai. Figurarsi se ha il tempo di perdersi dietro ai sentimentalismi e all'illusione – ma questo è un aspetto che riguarda più il folklore dei tifosi – che immetterà soldi nelle casse della società per renderla competitiva al livello di quello stesso Manchester City affrontato in finale di Champions non più tardi di un anno fa. La partita Istanbul è stata una sorta di canto del cigno per la famiglia Suning e per l'esperienza cinese alla guida dei nerazzurri.

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La conquista dello scudetto e la seconda stella cucita sul petto hanno rappresentato il punto più alto ma anche quello più basso nella storia del club. Una frase molto forte, cruda, cinica ma efficace e strettamente attinente alla realtà dei fatti spiega bene com'è vista la vicenda nerazzurra all'estero: "Li hanno fatto operare come zombie e hanno vinto la Serie A", ha scritto il giornalista del New York Times, Tariq Panja, che da tempo segue le peripezie della ex proprietà interista.

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A maggio del 2023, nell'analizzare il fenomeno della squadra di Simone Inzaghi arrivata a sfidare il colosso inglese dei petrol-dollari, parlò di "dolorosa resa dei conti" per una società che aveva "i debiti più alti e una squadra vecchia". Un redde rationem che era all'orizzonte e niente avrebbe fermato, nemmeno l'eventuale e sorprendente vittoria della Champions contro Guardiola.

Ecco perché quell'accostamento ai "morti viventi", per quanto possa sembrare irrispettoso (ma non lo è affatto nelle intenzioni), è la sintesi perfetta di una condizione che si è andata trascinando negli ultimi anni fino a quando a mettere il punto alla vicenda (per problemi personali Zhang ha acceso un'ipoteca pesante mettendo a garanzia l'Inter) non è stato lo stesso Fondo.

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Complice l'imbuto di guai finanziari nel quale il debitore s'era andato a cacciare (è esecutiva anche in Italia una sentenza di condanna dell'Alta Corte di Hong Kong per un prestito mai pagato a China Construction Bank Asia), Oaktree ha reciso questo circolo vizioso e s'è preso il bene in pegno. All'Inter è finita in questo modo ma un destino simile era toccato anche  un'altra grande del calcio italiano: il Milan, pure lui finito preda della "rapacità dei Fondi" a distanza di poco tempo. Prima il ‘diavolo' di Elliott (successivamente ceduto a RedBird) adesso i nerazzurri a Oaktree che "hanno vinto" nonostante una proprietà "zombie" e un cuore dietro il portafogli.

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