L’Inter batte il Parma, ma che fatica: un gol di Acerbi la porta ai quarti di Coppa Italia
Il gol di Acerbi. La piazza dentro al 110° della sfida contro il Parma e salva l'Inter per il rotto della cuffia. È il segno del destino che gli dà quello che a Monza gli hanno tolto. Segna (ancora) una rete pesante ma questa volta è buona, buonissima e premia il coraggio di colpire la palla in quel modo, con un colpo di testa che disegna una traiettoria mortifera anche per uno abituato a fare miracoli come Buffon.
La squadra di Inzaghi vince 2-1 porta a casa la qualificazione ai quarti di finale di Coppa Italia. Incontrerà la vincente di Atalanta-Spezia (19 gennaio) e, se il sogno continuerà, magari potrebbe ritrovarsi da quel lato del tabellone con la Juventus (o la Lazio) a sbarrare il passo. Ma che fatica e quanta paura.
Una bordata all'incrocio dei pali di Stanko Juric arriva addosso ai nerazzurri come un cazzotto nello stomaco. Il classico colpo che sul ring prendi dopo aver stretto l'avversario all'angolo, tenendolo sulla difensiva ma senza sfiancarlo, e ti lascia stordito. L'azione è da manuale, tutta in verticale e quando il calciatore dei ducali si ritrova da solo, davanti all'area di rigore, capisce che ha sui piedi una di quelle occasioni che deve solo buttare dentro. Quando gli ricapita? E lo fa battendo Onana all'incrocio dei pali.
Che botta, a segnare è proprio lui che era entrato al posto di Man (infortunato). Che botta… per fortuna il portiere si riprende in fretta ed evita che un tiro di Benedyczak trasformi il dramma in tragedia rendendo il risultato irrimediabile. Lukaku e Calhanoglu sono in tribuna, Barella e Brozovic a centrocampo non ci sono (e si vede), Mkhitaryan non è ispirato a sufficienza, Dzeko viene risparmiato e al suo posto accanto a Lautaro c'è Correa.
L'Inter ci prova anche con generosità ma l'impressione è che faccia solo molto fumo. Non trova spazi, nemmeno li crea. Si perde tra le maglie di un fraseggio sterile, scandito da passaggi (ne fa oltre 650 rispetto ai 240 e passa del Parma) molti dei quali orizzontali o all'indietro che servono a nulla. Soffre dinamismo, carattere e assetto degli avversari. Le manca tutto: "cervello", coraggio e fantasia, uomini di lotta e di governo là nel mezzo e, più ancora, qualcuno che tolga le castagne dal fuoco là davanti. Gosens fa quel che può sulla corsia mancina, dall'altra parte Dumfries non crea mai superiorità numerica.
Gagliardini è il più pericoloso dei suoi e questo la dice a lunga a corredo di un dato disarmante nella prima frazione: 0-3 il conto dei tiri nello specchio in favore del Parma (2-5 alla fine dei 90′), cinico abbastanza da farsi valere appena possibile, senza timori reverenziali. E quando rischia, sa che là dietro c'è un "giovanotto" di 45 anni, Gigi Buffon che sa come gestire le situazioni più ingarbugliate.
L'ex portiere della Juventus e della Nazionale viene fischiato dal Meazza nerazzurro che non ha dimenticato la sua militanza in bianconero. Non si lascia impressionare e tira dritto per la sua strada: tra la prima presenza in Coppa Italia (Venezia-Parma, 3 settembre 1997) e quella di oggi sono trascorsi 25 anni e 129 giorni… ne ha viste talmente tante da scrollarsi gli sberleffi con uno sbuffo di fiato. E ci mette la "mano santa" dicendo no a Dzeko in uno dei momenti più intensi della ripresa con una parata da manuale.
Sbuffa anche Inzaghi ma è furente. Nel secondo tempo rimescola le carte: tira fuori Bastoni e Dumfries, inserisce Bellanova e Di Marco, lancia nella mischia anche l'attaccante bosniaco per un evanescente Mkhitaryan. Tenta il tutto per tutto, o la va o la spacca con un modulo molto più offensivo. E quando Bellanova risolve in tackle un tre contro uno del Parma in contropiede muore e rinasce in un attimo.
Barcolla e resta in piedi. Una deviazione di Lautaro smorzata da Balogh (che quasi fa autorete) gli provoca un sussulto. Ma gli resta strozzato in gola e freme. Almeno fino a quando un guizzo dell'argentino, aiutato dalla deviazione di Osorio, non riporta l'Inter in partita e tiene la qualificazione in bilico. Buffon al 91° lo stoppa mentre stava per esultare su piatto di Dzeko. Si va ai supplementari. E Acerbi tira fuori il coniglio dal cilindro.