L’inizio della fine di Ronaldo all’Inter: le lacrime del 5 maggio e le tensioni con Cuper
L'addio di Ronaldo all'Inter è una delle ferite più difficili da rimarginare per i tifosi nerazzurri, anche a distanza di tanti anni. Il 2002 resterà per sempre uno degli anni più nefasti per la Beneamata, che prima ha dovuto affrontare il trauma del 5 maggio e poi si è vista costretta a cedere il calciatore più forte del mondo. Le due cose sono sicuramente collegate, ma la sconfitta contro la Lazio all'ultima giornata di campionato, che ha decretato la vittoria dello scudetto da parte della Juventus, è solo una delle tappe che hanno portato il Fenomeno ad andare via da Milano.
Gli infortuni dei primi mesi con Cuper
Il 4 giugno 2001 l'Inter nomina Hector Cuper nuovo allenatore. È l'inizio della fine dell'avventura di Ronaldo a San Siro. Quando l'argentino firma il contratto sottopostogli dal presidente Massimo Moratti, il brasiliano è infortunato. Si è rotto il tendine rotuleo del ginocchio nell'aprile del 1999 in una partita contro la Lazio (squadra che tornerà durante la storia) e viene da due anni di quasi completa inattività. Ronaldo è il capitano dell'Inter, ha ricevuto la fascia da un monumento nerazzurro come Beppe Bergomi, ma la lascia ufficialmente nella stagione 2001-02, in favore di Javier Zanetti. Ronie rientra in campo il 20 settembre 2001 in un match di Coppa Uefa con il Brasov, quando subisce uno stiramento al bicipite femorale destro. Lo stesso muscolo, ma dell'altra gamba, lo costringe a fermarsi anche al suo successivo rientro due mesi più tardi. Ronaldo è costretto a giocare a singhiozzo e non riesce a trovare la continuità di cui avrebbe bisogno per tornare in forma. Il brasiliano torna al gol il 9 dicembre sul campo del Brescia, interrompendo un digiuno lunghissimo.
La panchina contro l'Atalanta e i gol con Brescia e Chievo
Dopo l'ennesima ricaduta fisica, i primi problemi con Cuper vengono fuori a seguito della partita contro l'Atalanta, persa dall'Inter, in cui Ronaldo resta in panchina. L'Hombre Vertical, infatti, tratta tutti i calciatori allo stesso modo e al Fenomeno, miglior giocatore del mondo, la cosa non piace. A chi gli chiede il motivo della sua assenza, Cuper risponde di non voler affrettare il rientro di Ronie:
Non ho schierato Ronaldo perché ritenevo non fosse la gara più adatta. Per la maniera in cui stava giocando l'Atalanta non mi pareva ci fossero le condizioni per un suo impiego.
La settimana dopo, però, il brasiliano torna in campo da titolare a Brescia, a cui segna una doppietta un girone dopo l'ultima rete gonfiata. Timbra il cartellino anche la settimana successiva contro il Chievo, prima di uscire e vedere i suoi subire il gol del definitivo pareggio. Mancano due giornate di campionato alla fine, saranno le ultime due partite di Ronaldo in nerazzurro. Nessuno lo sa ancora, anche se le avvisaglie della sua insofferenza iniziano ad aumentare. Il Fenomeno non è contento dello scarso minutaggio concessogli da Cuper, con cui il feeling non è mai davvero sbocciato. Ronaldo, per il presidente Moratti, è come un figlio, per questo fatica ad adattarsi al regime di equità instaurato dal tecnico argentino.
L'ultimo gol in nerazzurro e il 5 maggio
La splendida punizione dalla distanza segnata il 28 aprile 2002 contro il Piacenza resterà negli occhi dei tifosi nerazzurri come l'ultimo gol di Ronaldo con la maglia dell'Inter. La Beneamata è in testa alla classifica e la settimana dopo dovrà vincere contro la Lazio per conquistare lo scudetto. Il Fenomeno vuole esorcizzare il ricordo dell'infortunio di due anni prima sullo stesso campo, con un gol che significherebbe tricolore. Non succederà. Il 5 maggio 2002 l'Inter perde 4-2 con i biancocelesti e consegna il campionato alla Juventus. È l'epilogo dell'avventura nerazzurra di Ronaldo. Cuper lo schiera titolare, lui delude e viene sostituito a 12 minuti dalla fine, con il risultato già compromesso. Le sue lacrime in panchina sono l'immagine iconica di quella giornata. Anni dopo, il brasiliano è tornato su quella giornata maledetta:
Al 5 maggio ho pensato tante volte, penso che Cuper abbia sbagliato la formazione, inserendo troppi centrocampisti, e abbiamo fatto anche tanti errori individuali. È una delle più grandi delusioni della mia vita.
La decisione di andare via dall'Inter
Il feeling con l'allenatore non c'è più. Ronaldo spera che Moratti esoneri l'Hombre Vertical, ma al termine di una riunione del 10 maggio, la posizione del tecnico è addirittura rinsaldata. Il brasiliano non la prende bene e chiede di guadagnare almeno quanto Vieri e Recoba. Moratti inizia a essere stanco della situazione tra l'allenatore e il suo miglior giocatore:
Qui c’è ancora gente che piange per la partita contro la Lazio. Non posso più permettermi di essere buono. Ora nessun giocatore è incedibile, neanche Ronaldo.
A quel punto inizia un'agonica estate che ha un solo epilogo possibile: la partenza di Ronie. Come racconterà anni dopo, infatti, il brasiliano aveva già deciso di andar via dopo la conferma di Cuper:
Non sarei mai voluto andare via dall'Inter, sentivo che era casa mia per tutta la vita. Non mi era mai successo di andare da un presidente a chiedere la testa di un allenatore, ma con Cuper ero arrivato a un punto in cui non ce la facevo più: con me non si comportava bene. Non so se con lo scudetto avrei cambiato decisione. Ero convinto che Moratti lo avrebbe mandato via e per me è stata una brutta sorpresa. In quel momento ho deciso di andare via.
I titoli di coda sulla storia di Ronaldo all'Inter
Ronaldo vince il mondiale con il suo Brasile e quando torna è ormai fuori dalla squadra, non prende nemmeno parte alle foto della squadra per l'album di figurine Panini. In quel periodo cambia più volte idea riguardo la sua partenza, finché dichiara di voler andare via:
Non voglio rimanere a Milano. Ho i miei motivi, che farò sapere ai miei tifosi al momento giusto, ma li conosce anche la squadra.
Cuper risponde alla sua maniera, negando che lui abbia problemi con il brasiliano:
Io non ho nessun problema con Ronaldo e non vedo nessuna rottura fra me e Ronaldo. Questa non è una questione fra due persone, perché chi ha problemi è soltanto uno.
L'epilogo della vicenda sembra essere sicuro, anche se Moratti resta fermo sulle sue posizioni:
Se l’ho pagato per tre anni senza che giocasse, posso permettermene anche altri tre a vuoto per fargli rispettare il contratto che ha firmato con l'Inter.
In realtà, le cose non andranno così. Il 31 agosto 2002, a poche ore dalla fine del mercato, il presidente accetta l'offerta di 45 milioni di euro arrivata dal Real Madrid. Ronaldo saluta e torna in Spagna, ai tifosi nerazzurri e a Massimo Moratti non restano che una grande delusione e il rimpianto per ciò che avrebbe potuto rappresentare il brasiliano per l'Inter e che ha espresso soltanto in parte.