L’impaccio del Verona: condanna l’odio senza condannare lo striscione (che resterà impunito)
Gli ispettori della Procura Federale presenti allo stadio "Bentegodi" di Verona hanno visto e sentito tutto. Prima lo striscione vergognoso che invita Russia e Ucraina a bombardare Napoli, indicando le coordinate geografiche del capoluogo campano, poi i cori razzisti e gli ululati rivolti ai calciatori Victor Osimhen e Kalidou Koulibaly, presi di mira perché neri. L'attaccante ha reagito a quella forma di aggressione segnando una doppietta decisiva per la vittoria degli azzurri, il difensore ha fatto un gesto che non è passato inosservato e con il quale ha replicato alle offese ricevute: ha portato il dito vicino all'orecchio come a dire "urlate pure, non vi sento".
Cosa accadrà adesso a livello di giustizia sportiva? Quanto agli insulti razzisti e alla discriminazione territoriale, le possibili sanzioni sono chiare: si va dalla chiusura (con la condizionale oppure totale) del settore di stadio dal quale sono partiti quei cori – con relative ammende – fino alla eventuale squalifica dell'impianto come punizione più severa. Per tutto il resto, nulla possono né gli investigatori della Figc né il Giudice Sportivo chiamato a prendere provvedimenti in base al regolamento. Il motivo? Quella scritta biasimevole è apparsa in un posto dove il codice non ha alcuna vigenza, lontano dalla zona di pertinenza dello stadio dell'Hellas.
Perché quell'atto e quell'episodio non restino impuniti c'è un solo modo: spetterà alle forze dell'ordine, magari con la collaborazione dello stesso Verona, rintracciare gli autori dello striscione affinché nei loro confronti siano presi i provvedimenti del caso (Daspo).
La società scaligera aveva preso posizione condividendo un messaggio sui social network: "Hellas Verona FC si fa portavoce, oggi come sempre, di un messaggio di pace, condannando qualsiasi atto, gesto ed esternazione che possano generare – in qualsiasi forma e misura – incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione". La scelta della foto a corredo (non c'è lo striscione) e il fatto che nel comunicato non si faccia alcuna menzione esplicita all'episodio hanno alimentato forti perplessità nei confronti del club, apparso ancora una volta impacciato e imbarazzato.
In buona sostanza, ha condannato l'odio ma senza condannare lo striscione. Una posizione, quella del club scaligero, che si riverbera in altre reazioni simili. Nel 2019 arrivò a chiedere "rispetto per Verona e i veronesi" e invitò a "non scadere in luoghi comuni ed etichette ormai scucite" nonostante i buuu a Kessié del Milan e agli insulti rivolti a Donnarumma
Una condanna piena, diretta, palese è arrivata dall'ad della Serie A, Luigi De Siervo: "In un momento tragico per l' invasione dell'Ucraina solo degli idioti possono immaginare un tale striscione". Il caso arriverà in Parlamento considerato l'intervento al giornale l'arena.it di Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera: "Le bombe di questi giorni in Ucraina non possono essere il pretesto per fare del basso umorismo, peraltro a sfondo razzista. Mi auguro che venga impartito il Daspo di gruppo ai responsabili".