L’ex viola Anderson rischia 10 anni di carcere: è accusato di furto e riciclaggio in criptovalute
Brutte notizie per Anderson Luís de Abreu Oliveira, meglio conosciuto col solo nome di Anderson, ex calciatore di Porto, Manchester United e Fiorentina. Rimasto senza squadra due anni fa a soli 31 anni, dopo aver chiuso mestamente in Turchia una carriera che prometteva ben altro – nel 2007 lo United lo pagò oltre 30 milioni, con la benedizione di Ferguson che disse che sarebbe stato "il nuovo Keane" – il centrocampista brasiliano deve affrontare in patria diverse accuse penali relative al suo presunto coinvolgimento in un'organizzazione criminale operante nelle criptovalute. Accuse che se confermate, potrebbero portare ad una condanna a 10 anni di carcere.
Sono otto le persone incriminate per furto aggravato, frode e riciclaggio di denaro dopo un'indagine condotta dalle autorità di Porto Alegre in Brasile. Il gruppo è accusato di ripulire fondi sottratti illecitamente, riciclandoli nell'acquisto di criptovalute. L'indagine su Anderson, che è una delle otto persone sospettate, fa parte dell'operazione Cryptoshow. Dagli atti dell'inchiesta, risulterebbe che oltre 5 milioni di euro siano stati sottratti a grandi aziende del settore siderurgico deviando illegalmente il denaro e tale importo sia stato riciclato attraverso l'acquisto di criptovalute.
L'appartamento di Anderson a Porto Alegre era già stato perquisito dalla polizia l'anno scorso e il suo computer era stato sequestrato. L'ex giocatore viola – per lui sole 7 presenze nel primo semestre del 2014 – ha confermato di operare nel settore delle criptovalute, ma smentisce ogni altro tipo di accusa. "Un'indagine è in corso e Anderson lo sa, ma dimostrerà di essere una vittima e non un colpevole", ha detto a Globo il suo avvocato. Non esattamente il modo in cui voleva essere ricordato il brasiliano, quando nel 2011 segnava la doppietta che qualificava il Manchester United alla finale di Champions League. Le cose poi sono andate diversamente.