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L’ex Perugia Bothroyd svela di aver giocato con l’epilessia da sempre: “Dovevo guadagnarmi da vivere”

Ritiratosi tre anni fa, Jay Bothroyd confessa solo adesso di aver giocato per tutta la sua carriera essendo malato di epilessia: una condizione unica per un calciatore di alto livello. “Dovevo guadagnarmi da vivere. Volevo sicurezza per me e la mia famiglia”, spiega oggi l’ex attaccante inglese del Perugia.
A cura di Paolo Fiorenza
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Sono passati 20 anni da quando Jay Bothroyd sbarcò in Serie A poco più che ventenne dopo essersi messo in mostra giovanissimo nel Coventry: l'attaccante inglese giocò una sola stagione col Perugia di Gaucci, realizzando 5 gol in 28 presenze, poi ebbe una lunga carriera segnando tanto soprattutto con la maglia del Cardiff, ma anche nelle ultime esperienze giapponesi con Jubilo Iwata e Consadole Sapporo, squadra dopo la quale appese gli scarpini al chiodo nel 2021 a 39 anni. Una carriera nella quale adesso Bothroyd confessa di aver giocato fin dall'inizio essendo malato di epilessia, con tutte le conseguenze immaginabili.

Jay Bothroyd esulta dopo aver messo a segno un gol in Perugia-Ancona il 16 maggio 2004
Jay Bothroyd esulta dopo aver messo a segno un gol in Perugia-Ancona il 16 maggio 2004

Il londinese, che ha toccato l'apice che sogna ogni calciatore professionista, vestendo – sia pure per una sola volta – la maglia della propria nazionale nel 2010 (lo convocò Fabio Capello anche se all'epoca giocava in Championship), ha svelato in una lunga intervista al Daily Mail di aver combattuto da quando aveva 18 anni la battaglia segreta – anche per qualche club in cui ha giocato – con l'epilessia, malattia neurologica che può dare vita a crisi anche violente. E di crisi epilettiche, con conseguenze anche pesanti, Bothroyd ne ha avute, una volta ustionandosi un braccio dopo una perdita di coscienza (ne porta ancora la cicatrice) ed un'altra finendo addirittura in carcere dopo un incidente stradale a causa del sospetto degli agenti intervenuti sul posto che fosse ubriaco o sotto l'effetto di stupefacenti.

Con questa confessione, Bothroyd è diventato l'unico calciatore conosciuto che abbia mai giocato per l'Inghilterra e in Premier League mentre conviveva con l'epilessia: "Vorrei aver parlato prima dell'epilessia – ha spiegato – ma non l'ho fatto perché sentivo che avrebbero potuto darmi una possibilità di un contratto anche breve o a gettone. Non l'ho mai negato, semplicemente non ne ho parlato. Dovevo guadagnarmi da vivere. Volevo sicurezza per me e la mia famiglia. Probabilmente ci sono più calciatori là fuori che hanno la stessa condizione e che non dicono nulla". Ovviamente Bothroyd non ha potuto nascondere a tutti la propria malattia, soprattutto quando hai una crisi davanti ai tuoi compagni di squadra. Ma non è stato così in tutti i 12 club in cui ha giocato, svela il Daily Mail: qualcuno non lo ha mai saputo.

L'attaccante con la maglia dell'Inghiterra: l'unica sua presenza in amichevole contro la Francia nel 2010
L'attaccante con la maglia dell'Inghiterra: l'unica sua presenza in amichevole contro la Francia nel 2010

Avere una carriera da calciatore ad alto livello non è stato ovviamente facile per l'ex Perugia: "L'epilessia ha influenzato le mie prestazioni. Ci sono state un sacco di volte in cui ho giocato brutte partite per questo, quando non ero completamente concentrato o avevo in mente una preoccupazione del tipo: ‘Cavolo, non ho preso le compresse'. Una volta ho avuto un attacco e ho giocato due giorni dopo, perché avevo detto che volevo. Mi hanno detto: ‘Pensi di essere a posto per giocare?'. Io ho risposto: ‘Sì'. Non mi hanno fatto giocare dall'inizio, ma non hanno detto: ‘Non dovresti giocare'. Ho segnato in quella partita!".

"È una questione di risultati. Allora non potevo dire: ‘Mi dispiace, non posso entrare, ho avuto una crisi epilettica', perché penso che la gente lo avrebbe considerato un segno di debolezza", ha argomentato Bothroyd, che ebbe il suo primo attacco epilettico a 18 anni, mentre giocava ai videogiochi a casa di un amico: "Quando mi dissero che soffrivo di epilessia la prima cosa che dissi fu: ‘Può uccidermi?' Il medico disse: '99 volte su 100, no'. Giusto, va bene. L'ho messo in un angolo della mia mente e ho fatto alcune cose stupide. Non ho preso farmaci, non come se avessi saltato le compresse per un giorno, parlo di settimane".

Alcuni incidenti gravi in cui è incorso gli hanno fatto capire tuttavia negli anni a venire come dovesse assolutamente seguire la terapia in maniera scrupolosa. Un episodio grave accadde mentre – durante la militanza col Cardiff – era in vacanza in Portogallo: "Siamo usciti e abbiamo bevuto qualche birra. Il giorno dopo faceva molto caldo, ma mi sono allenato bene e mi sentivo bene, poi stavo tornando in albergo e ho perso i sensi sulla carrozzeria di un'auto, avendo un attacco. Era un'auto nera che era rimasta fuori al caldo tutto il giorno. Il mio braccio è bruciato, ed è stata una fortuna che la mia faccia non lo abbia fatto. Mi sono svegliato in ospedale, non sapevo cosa fosse successo. È stato un maledetto schifo per mesi, lenta guarigione, strati di pelle, ustioni di terzo grado. È stato così doloroso e ho continuato a giocare! Avevo bende su tutto il braccio e sulla gamba".

Jay Bothroyd oggi, nel suo golf club di Londra
Jay Bothroyd oggi, nel suo golf club di Londra

Voltandosi indietro a quasi 42 anni (li compirà il prossimo 7 maggio) e con un bel conto in banca, Bothroyd non può che essere contento di quello che ha comunque realizzato: "Questo dimostra che puoi ottenere qualsiasi cosa anche se soffri di epilessia". Del resto l'intervistatore del Mail lo ha incontrato nel suo golf club a Londra, descrivendolo come "l'immagine della felicità" ed anche in grande forma fisica, magro ed atletico. Insomma, è tutto ok per il vecchio Jay.

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