L’ex arbitro Rosetti spiega perché il calcio non può fare a meno del Var: cita un suo grande errore ai Mondiali
Cos'è il Var per Roberto Rosetti? L'ex direttore di gara italiano, oggi presidente della commissione arbitri Uefa, usa un esempio molto efficace per sintetizzare quanto è utile lo strumento tecnologico e com'è giusto sia sfruttato, perché sarebbe folle anche solo pensare si cancellarlo e perché non inficia la personalità dei fischietti in campo. Cita se stesso e cosa gli è accaduto 14 anni fa, quando prese un abbaglio clamoroso in un contesto internazionale: ci fossero stati check e on-field-review avrebbe potuto correggere quell'errore che gli costò caro, invece ingoiò il boccone amaro della delusione.
Lo scenario è Argentina-Messico, ottavi di finale del Mondiale 2010 in Sud-Africa. L'Albiceleste sblocca la partita con un gol di Tevez segnato in fuorigioco (nella foto sotto), l'arbitro non se ne accorge e convalida la rete. Finirà 3-1 per i sudamericani e quell'episodio Rosetti lo ricorda bene. "Tutto il mondo – ha spiegato nell'intervista a La Stampa – può rivedere quello che io, arbitro della partita, non posso". Tutto il mondo apprende in diretta che la marcatura è irregolare ma Rosetti è fuori dal mondo: il gioco di parole non è un bisticcio dialettico ma ribadisce in maniera efficace quanto è importante la tecnologia per sanare decisioni improvvide, sbagliate, ristabilire giustizia e ridare equilibrio perché "il Var non si aspetta, è solo aiuto". Magari ne avesse beneficiato: "Commisi un errore e tornai a casa. Credo che la finale di quel Mondiale sarebbe toccata a me".
L'intervento del Var, però, non è una deminutio per l'autorità dell'arbitro, chiamato a decidere "con grande personalità e grande conoscenza del calcio". Indietro non si torna, dice Rosetti che si mostra scettico sulla cosiddetta Car a chiamata, che offrirebbe la possibilità agli allenatori di rivedere e valutare in tempo reale alcuni episodi. Quali sono i rischi di un'opzione del genere? "Il gioco del calcio è sacro, ha fluidità e ritmo, vive di dinamiche e di imprevedibilità, di interpretazioni soggettive delle regole. Un utilizzo del genere potrebbe generare equivoci ulteriori". O addirittura un tecnico potrebbe avvalersene con fini tutt'altro che sportivi così da "spezzare l'inerzia di una gara" e creare in qualche modo intoppi all'avversario.
Ultima riflessione, la sicurezza degli arbitri. Di recente in Serie A i fischietti sono andati in campo con un segno nero sul viso proprio per sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto a un tema del genere alla luce delle recenti aggressioni. La posizione di Rosetti è netta: "Chi tocca gli arbitri non dovrebbe mai più entrare in uno stadio. E l'arbitro dovrebbe dirigere da pubblico ufficiale per tutta la durata di una gara".