L’esempio di Mihajlovic: “Mettendoci la faccia ha aiutato chi non trova donatori di midollo”
La morte di Sinisa Mihajlovic ha sconvolto il calcio mondiale e tutto lo sport italiano. L'ex calciatore e allenatore è scomparso oggi all'età di 53 anni dopo una lunga battaglia contro la leucemia e in seguito ad un peggioramento delle sue condizioni di salute, quando era stato costretto al ricovero nella clinica Paideia di Roma. Ad annunciare la scomparsa dell'ex allenatore del Bologna è stata la famiglia con una nota ufficiale.
Mihajlovic combatteva contro la leucemia mieloide acuta dal 2019 e nell'ottobre dello stesso anno si è sottoposto al trapianto del midollo osseo: in merito a quest'operazione ha parlato a Fanpage.it la dottoressa Nicoletta Sacchi, direttrice dell'IBMDR Registro Italiano donatori midollo osseo, ha raccontato la prima parte del percorso medico di Mihajlovic: "Come per tutti i pazienti prima c'è stata una ricerca all'interno della famiglia e successivamente si è ricorso al registro. Per quanto riguarda Sinisa, il midollo era arrivato dagli Stati Uniti e noi abbiamo seguito tutto il percorso di questa prima fase della malattia".
La dottoressa dell'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova ha voluto spendere due parole anche per il modo in cui l'ex calciatore ha aiutato a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema: "Una persona così famosa, un grande combattente, perché ha condiviso il suo percorso e la sua malattia con tutti. Lui, insieme alla sua famiglia, ha portato all'attenzione di tutti la necessità di essere donatori e di poter dare la possibilità ad altre persone".
La direttrice dell'IBMDR Registro Italiano donatori midollo osseo ha proseguito così: "Il problema che noi abbiamo in Italia è che non abbiamo abbastanza donatori e quindi abbiamo la necessità di stimolare i giovani tra i 18 e i 35 anni a iscriversi al registro. Lui raccontando la sua storia, ed essendo una persona così famosa e ben voluta, ha aiutato a far passare questo messaggio".
Infine la dottoressa Sacchi ha parlato anche della volontà di Mihajlovic di tornare ad avere una vita normale e come questo suo modo di affrontare la malattia sia stato uno sprone ancora maggiore per loro che lo guardavano dall'altro lato: "Sicuramente la sua grinta e la sua forza, e l'affetto da cui è stato circondato prima dalla famiglia che dall'esterno, lo hanno aiutato a darsi forza e a reagire. Io me lo ricordo quando si presentava sul campo di allenamento del Bologna a poche settimane dal trapianto e incrociavamo tutti le dita. Ha cercato in tutti i modi di reagire e di tornare alla sua vita normale. Questo dà la forza a noi che comunque dobbiamo cercare sempre al meglio per poter permettere a tutti i pazienti di giocarsi questa chance, che purtroppo non tutti hanno. Ci sono molti che non trovano il donatore e non hanno questa possibilità. Mettendoci la faccia ha cercato di aiutare quelli che verranno dopo di lui".