L’esempio di Calafiori, decisivo a 18 anni in Europa: “I giovani italiani devono giocare”
"Noi giovani italiani il talento lo abbiamo e ci devono far giocare". Erano suonate come un monito al movimento calcistico del nostro Paese e come una richiesta specifica di attenzione le parole pronunciate da Riccardo Calafiori dopo il match di Amsterdam contro l'Ajax, valido per l'andata dei quarti di finale di Europa League. Certo, un conto è dire di avere talento, un altro conto è dimostrarlo. E il classe 2002, romano e romanista, ne ha messo in vetrina parecchio ieri, nella partita di ritorno contro gli olandesi.
La partita di Calafiori e il supporto dei compagni
Partito in sordina, vittima della tensione che non può non attanagliare un ragazzo di 18 anni alla seconda vera sfida importante della sua vita calcistica, Riccardo si è sciolto pian piano, fino a sprigionare il talento decantato durante la discesa liberatoria sulla fascia sinistra, culminata con il cross, deviato, per il pareggio di Dzeko. L'abbraccio con il bosniaco e le parole del millennial a fine gara testimoniano la vicinanza dei suoi compagni, che non gli hanno fatto mancare il loro supporto prima di un test così probante a livello mentale. D'altronde, Calafiori, finora, ha risposto positivamente a ogni sfida affrontata, soprattutto in campo europeo. All'esordio dal primo minuto in Europa League contro il Cluj, realizzò un gol d'autore con un gran mancino all'incrocio, mentre ad Amsterdam, gettato nella mischia a causa dell'infortunio di Spinazzola dopo un lungo periodo senza giocare per un infortunio, ha fatto la sua partita, senza strafare e giocando il più semplice possibile.
La semplicità di Calafiori e la concorrenza di Spinazzola
Semplice lo è anche il Calafiori fuori dal campo. Riccardo, infatti, è un ragazzo di 18 anni senza troppi grilli per la testa, che ha aspettato il suo momento in silenzio, essendo consapevole di quanto la concorrenza nel suo ruolo sia spietata, in quanto rappresentata da quel Leonardo Spinazzola che il ragazzo capitolino ha definito "fortissimo" ieri sera ai microfoni di Sky. Nessun messaggio all'allenatore nelle parole di una settimana fa, dunque, solo un appello al calcio italiano che, se messo in confronto con gli altri campionati europei, appare nettamente indietro nella crescita dei giovani.
L'impiego dei giovani in Europa
Solo ieri, ad esempio, l'Ajax ha schierato dall'inizio tre ragazzi nati dopo il 2000 e altri quattro sono entrati dalla panchina. Nella Roma, escluso Calafiori, il più giovane in campo era il classe '98 Roger Ibanez. Allargando il campo alla Champions League, i migliori marcatori delle doppie sfide dei quarti di finale non hanno più di 22 anni: Kylian Mbappé (classe '98), Mason Mount (21 anni), Phil Foden e Vinicius Jr (entrambi classe 2000). Le grandi squadre europee fanno giocare i loro ragazzi: tralasciando il fenomeno Mbappé, gli altri tre hanno fatto sedere in panchina campioni e stelle. In Italia, forse, a mancare è proprio questo: avere il coraggio di investire sui ragazzi. Speriamo che la prestazione di Calafiori di ieri sera possa convincere le nostre società a farlo.