L’eredità nel calcio di Zdenek Zeman, l’uomo che ha sempre attaccato
Non è un uomo banale e non lo è mai stato Zdenek Zeman, che è sempre stato un uomo diretto e schietto. Il boemo è un allenatore che ha lasciato una traccia forte al di là dei risultati e ha regalato tantissime frasi intorno a cui ancora oggi si discute e ci si divide. Come poter dimenticare quella del 1998, che ha marchiato a fuoco la sua icona, inquinata da un antijuventinismo a cui lui stesso ha cercato inutilmente di opporsi. All’Espresso dichiarò che “Il calcio deve uscire dalle farmacie”. La frase che fece iniziare un’indagine e poi un processo sulla Juventus.
Altre esternazioni storiche di Sdengo riguardano per fortuna il calcio giocato o la vita e allo stesso modo sono storiche. “Il risultato è casuale, la prestazione no”, “Non conto mai le sigarette che fumo ogni giorno, altrimenti mi innervosirei e fumerei di più”, “Il calcio, oggi, è sempre più un'industria e sempre meno un gioco”, “Modulo e sistemi di allenamento non li cambierò mai. Per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3”, sono tutte massime che descrivono un personaggio di cui due cose si possono assolutamente dire, il suo essere unico e coerente.
Ma per raccontare da un altro punto di vista Zdenek Zeman, è interessante andare a raccogliere le frasi degli altri, di chi lo ha conosciuto meglio o solo per sentito dire e che del tecnico boemo ha una sua immagine che ancora una volta sottolinea la particolarità del boemo in un mondo molto standardizzato. Iniziamo con Giuseppe Signori, forse il calciatore che Zeman ha fatto cresce di più e meglio con il suo Foggia dei miracoli.
“Ci sono solo due cose che non tollera: che qualcuno passi la palla indietro o che vada verso la bandierina del calcio d'angolo. Guarda che la porta è dall'altra parte, ti segnala calmo” – Giuseppe Signori
Una frase che spiega fin da subito la caratteristica peculiare del calcio zemaniano, offensivo, coraggioso e mai sparagnino in nulla. Un altro calciatore che deve tanto a Zeman è Pierluigi Casiraghi. I suoi anni laziali furono davvero entusiasmanti e il bomber sa riconoscerlo sempre:
“È semplicemente il miglior allenatore che abbia avuto nella mia carriera. Con lui feci 3 anni importantissimi, tirò fuori il meglio di me, insegnandomi tanto sia a livello calcistico che tattico” – Pierluigi Casiraghi
Anche i calciatori di oggi, che lui è riuscito ad allenare e crescere in una delle ultime esperienze da tecnico sanno sottolineare il suo essere un ottimo allenatore, ma anche una persona speciale. Ciro Immobile una volta ha chiarito:
“Lui è un grande. Simpaticissimo: durante gli allenamenti cantava sempre. Anche inventandosi le parole. L'ho risentito recentemente. È un maestro” – Ciro Immobile
Un bellissimo ricordo, che ha anche Lorenzo Insigne, insieme a Verratti e lo stesso Immobile al Pescara con Zeman:
“Ti divertivi come un matto, per lui esisteva solo la fase offensiva. Tu preoccupati solo di attaccare, mi diceva. […] [Mi consigliava] di giocare come se fossi in strada e di divertirmi. Tattica con lui, zero… Ci preoccupavamo solo di attaccare” – Insigne
Alla Roma però ha lasciato l’impronta più profonda. Totti lo ha sempre venerato ce spiega in poche parole il suo pensiero:
“Tu sei unico e inimitabile, semplicemente tu sei il calcio” – Francesco Totti
E poi c’è appunto l’icona, una sorta di aura che ha lasciato e che impregna ancora le discussioni che lo riguardano. Per farcela in qualche modo spiegare, possiamo disturbare Gianni Morandi, che da semplice appassionato di calcio in poche parole sa definirlo per una fetta molto numerosa di tifosi:
“È l'uomo del calcio pulito, del calcio in cui vince chi gioca meglio e non chi usa altri mezzi” – Gianni Morandi
Ma la chiusura la lasciamo a Josep Guardiola, un allenatore che lo stima e in qualche fondamentale tattico lo ha studiato e lo segue. L’allenatore del Manchester City di lui ha detto:
“Da quando ha iniziato fino ad oggi ha sempre visto il calcio alla stessa maniera, lui è uno che va avanti, trovare gente così è una cosa che fa molto bene al calcio" – Pep Guardiola
Attaccare sempre e comunque (e non parliamo solo del campo, ma di tanto altro) magari non ti fa vincere gli scudetti, ma ti fa restare nella testa e sulla bocca delle persone per intere generazioni.