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L’Equipe attacca Andrea Agnelli: “Fa male all’idea di un calcio universale”

In un editoriale di fuoco, L’Equipe attacca pesantemente Andrea Agnelli in qualità di presidente dell’Eca e per le sue idee riformiste sulle competizioni europee: “Già siamo in clima di dittatura del più forte, adesso si prospetta una deriva: non è ammissibile che Agnelli, insieme al qualche suo amico, disponga del futuro del calcio”
A cura di Alessio Pediglieri
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Non bastava Antonio Conte e le polemiche dopo l'ultimo Juventus-Inter, adesso ci pensa anche la stampa estera a calcare la mano su Andrea Agnelli e accendere altri riflettori sul presidente bianconero. In particolare, è L'Equipe, tra le principali testate sportive d'Europa, a puntare il dito indice (non il medio in questo caso) verso il numero uno juventino nonché presidente in carica dell'Eca, rieletto nel 2019 per il successivo e attuale quadriennio. Il giornale francese, nel graffiante editoriale a firma di Vincent Duluc, non risparmia pesantissime accuse e illazioni sulla volontà di Agnelli di varare il nuovo calcio continentale.

Poco importa se nel possibile restyling della Champions League, la Francia guadagnerebbe una squadra partecipante in più. E poco importa ancora se le sfide delle big saranno ulteriormente tutelate permettendo evidenti introiti quasi garantiti. Per L'Equipe l'idea del nuovo calcio che avanza e di ciò che si sta decidendo nelle stanze che contano ha semplicemente un nome: "deriva". Che, poi, è il titolo dell'editoriale di fuoco.

Agnelli è descritto quale deus ex machina del nuovo calcio che avanza e che non convince, fatto per i ricchi, per le società più prestigiose, per la tutela dei soliti interessi: "Disse che l'Atalanta in Champions League non aveva ragione di essere ed era un male", incalza Duluc che poi sferra il colpo al petto. "Lo sport più universale del pianeta è confiscato da una casta davanti alla quale si piegano le istituzioni. Agnelli, con qualche suo amico, è uno degli uomini che fa più del male all'idea di universalità del calcio".

L'idea, dunque, di creare una Super Champions come da anni si sta elaborando coinvolgendo tutte le istituzioni calcistiche nonché i principali club, non sarebbe altro che la quadratura di un cerchio magico: "il 90% dei 20 club più ricchi sono sempre qualificati, in una situazione attuale che è già la dittatura del più forte" dice Duluc che, dunque, sostiene come non sia necessaria la tanto ricercata riforma tutela grandi club, che "porterebbe solamente ad aumentare ancora di più il divario tra piccole realtà e grandi società".

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