Lele Adani: “Con la Rai avevo un accordo, ma da signore sono rimasto in silenzio. Non sono un servo”

Daniele Adani ha la bocca in fiamme, la gola incendiata dall'aroma extra piccante delle alette di pollo che gusta perché da copione funziona così l'intervista/chiacchierata con Alessandro Cattelan. Da un lato c'è l'ex calciatore, oggi opinionista tv in Rai e autore del "facciamo calcio" che fa da colonna sonora alle puntate con Cassano e Ventola. Dall'altro il conduttore. In mezzo una fila di confezioni di intingoli, che mettono a dura prova il palato e le papille gustative, e una batteria di bocconi da assaggiare tra una domanda e l'altra.
A Hote Ones Italia l'ex difensore parla, morde, assapora, strabuzza gli occhi, soffre ma resiste fino alle lacrime di rigetto, manda giù latte, acqua, una spruzzata di panna che nemmeno bastano più quando arriva dalla decima degustazione. Lele, però, non molla. Dà tutto se stesso come fosse in campo. Lo faceva quando il rettangolo verde lo guardava da una prospettiva diretta e continua a farlo oggi che è dall'altra parte della barricata. Ecco perché quando Cattelan gli serve una domanda pepata lui replica con assoluta tranquillità, aggrappandosi a un concetto che ripete sempre: "Non sono servo di nessuno". Cosa vuol dire? "A me piace creare interesse, spronare, aprire la mente a una riflessione perché poi il confronto fa parte di una comunicazione efficace. Sono sempre grato, anche all'hater, per l'attenzione e ‘l'amore' che mi riserva".

La differenza la fa un modo di porsi chiaro, riconoscibile, trasparente. "La credibilità del mio modo di commentare, argomentare arriva dal fatto che sono obiettivo – ha aggiunto Adani -. Non riesco a recitare nemmeno quando presto la mia voce per i videogiochi. Sono così anche quando parlo di amici giocatori. Loro sanno che io sto parlando alla gente e ho il dovere di essere onesto e corretto nella mia analisi, che provo a proporre in maniera profonda. Io sono un lupo e il lupo non va al circo come i leoni o le tigri. Il lupo non lo addomestichi".
Sky, la Bobo Tv, la Rai e Viva el futbol: Adani è rimasto sempre lo stesso. Il successo non lo ha cambiato. Il Mondiale in Qatar, come seconda voce delle telecronache Rai, è stato uno dei momenti più intensi della sua carriera da commentatore. "Quando sono andato in Rai non sapevo nemmeno che l'Italia non sarebbe andata ai Mondiali per lo spareggio finito male – ha spiegato Adani -. Era previsto che ci fossi per la seconda gara dell'Argentina con il Messico, non per la prima persa con l'Arabia Saudita… Da lì in poi è iniziato tutto il percorso e sono stato fortunato oltre che onorato ad accompagnare tutto il cammino fatto da Messi e dall'Albiceleste che venivano da delusioni cocenti".

La salsa piccante è tosta davvero. Adani a un sorso di latte e racconta anche un retroscena che riguarda direttamente la sua collaborazione con la Tv di Stato. "Quando firmai con la Rai, avevo l'accordo di fare la finale se l'Italia fosse uscita. Ci fu una stretta di mano. Poi al Mondiale la Nazionale non ci è andata. Sarebbe toccata a me ma Rimedio e Di Gennaro furono costretti a saltare la telecronaca della finale degli Europei nel 2021 (quella vinta dagli Azzurri di Mancini e Vialli, ndr) perché Alberto aveva il Covid. Nel frattempo c'era stato anche un cambio di direzione in Rai… avrei potuto far valere quell'accordo ma sono stato in silenzio. Non volevo portare via a loro quella finale".