Le ultime volte di Paolo Rossi in TV: “Prima della diretta serviva un’iniezione che lo tenesse su”
Una malattia devastante, che aveva minato Paolo Rossi nel fisico ma non nella tempra di un campione che stava provando a combattere e vincere la più grande delle sue battaglie. Ultimo simbolo della coraggiosa lotta contro il tumore è la testimonianza del fratello di ‘Pablito', Rossano che gli è stato vicino fino all'ultimo istante: "L'ho visto l'ultima volta proprio ieri, non è riuscito più a riconoscermi si stava oramai spegnendo piano piano, ma ha lottato come un leone fino all'ultimo istante".
Rossano, fratello maggiore di Paolo, insieme alla famiglia e a pochissimi altri familiari ha sostenuto Pablito in tutto l'iter della malattia, mantenendo il massimo riserbo come da volontà dello stesso campione che aveva preferito non divulgare il proprio stato di salute, affrontandolo da solo, senza clamori: "Ha messo tutto se stesso nell'affrontare le cure, fino all'ultimo. In pochi mesi ha subito tanti interventi, cure impattanti, con il tumore che si è manifestato ad un polmone e poi si è espanso colpendo anche le ossa".
Dolore, fatica, cure, interventi e ricoveri. Ma anche la volontà di Paolo Rossi di restare legato al suo mondo, a chi gli voleva bene, a chi desiderava sentirlo parlare di pallone perché col pallone aveva regalato sogni e avventure a più di una semplice generazione. E il suo modo gentile di essersi trasformato in attento opinionista lo aveva avvicinato anche con coloro che non avevano potuto viverlo sul campo.
"Accettava di ricevere una iniezione dal medico per tenersi su per la durata del suo intervento televisivo. Ci teneva" racconta il fratello Rossano. "Gli piaceva essere presente non appena poteva, collegandosi anche da casa, con il suo pc come si fa adesso in tempi di isolamento, malgrado tutto desiderava tornare dal suo pubblico ‘staccando' dal proprio malessere".
Un Paolo Rossi indomito, così come lo ricordano le immagini che scorrono in queste ore sui campi da calcio e nelle aree di rigore, per continuare a dare il proprio contributo alla sua grandissima passione di una vita intera, il pallone. "Era debilitato ma resisteva. Non è stato il Covid a portarselo via, ma un tumore. Negli ultimi tempi si faticava a poterlo vedere, io stesso avevo accesso alla clinica solo dietro il nullaosta dei medici non appena lo ristabilivano"