Le storie tese tra Cavani e Chiellini: capelli, gomitate e abbracci
Edinson Cavani contro Giorgio Chiellini. Il Matador del Napoli devastante in attacco contro il difensore della Juventus, uno dei più rocciosi in Serie A. Più che una sfida, un match senza esclusione di colpi. Un duello vecchia maniera: da un lato il bomber che prova a farsi spazio in area di rigore, sbraccia, si divincola, un po' sgomita e un po' sbuffa perché sente il fiato sul collo dell'avversario, prova una finta e cerca di smarcarsi; dall'altro il marcatore che, con le buone o con le cattive, deve fermarlo. E non può fallire.
Anche questo è il calcio: agonismo puro, a volte ai limiti del lecito e dello scontro fisico, che non esclude la possibilità di stringersi la mano alla fine dell'incontro quando l'adrenalina inizia a scemare e il rispetto per il tuo ‘rivale' non deve venir mai meno, qualunque sia il risultato del campo. Quel ‘terzo tempo' che nel rugby è anzitutto una regola morale, quell'immagine dei due calciatori che si guardano negli occhi e si stringono la mano al termine di un Napoli-Juve, descrive benissimo qual è il valore di un gesto del genere. Tra l'uruguagio e ‘Re Giorgio' è stato sempre così, nelle partite tra club come in Nazionale. L'uno traeva linfa vitale dall'altro. Potevano sentire l'odore della battaglia e accettavano di scontrarsi a viso aperto, senza fare troppe storie né inventare simulazioni.
"Nessuno mi picchiava come lui", raccontò Cavani in un'intervista a Premium Sport replicando alle domande postegli da Trezeguet un altro attaccante abituato a resistere in quella tonnara che può diventare un'area di rigore, soprattutto quando la posta in palio è alta. Non ebbe dubbi l'ex punta dei partenopei nel definire Chiellini come il difensore "più duro da affrontare".
Nessun lamento, la ruvidezza dei marcatori ha sempre fatto parte del gioco in ogni angolo del mondo, dal Sud-America come in Europa. Al Matador, in fondo, quella situazione di ‘duello rusticano' andava bene. In quei momenti riusciva a esaltarsi di più. Era stimolato a dare il meglio di sé per far gol e poi sfogava tutta la propria rabbia (sportiva) allargando le braccia e urlando sotto la Curva. "Mi piaceva fare la battaglia con Chiellini – aggiunse Cavani -. Era un calciatore tosto, difficile da affrontare, aggressivo. Un esempio di italianità. E a me piacciono difensori così". E trovava pane per i suoi denti. Di sicuro non si sarà mai annoiato.
"Voleva vedere se portava il gel…". La frase di Antonio Conte, all'epoca dei fatti sulla panchina della Juventus, spiega bene quale possa essere stato il tenore dei confronti tra Chiellini e Cavani. Accadde tutto nel giro di pochi secondi: abbastanza per darsele di santa ragione in un attimo ed essere graziati dalla decisione dell'arbitro che si limitò a estrarre il cartellino giallo nei confronti dell'attaccante (che avrebbe meritato il rosso) e non punì il difensore. Cosa era accaduto? Lo svelarono le immagini alla moviola proposte dal replay che fissò l'attenzione su due momenti di quell'episodio avvenuto a palla lontana: nel tentativo di ostacolare e frenare il sudamericano, il difensore gli tira i capelli in maniera vistosa ma la reazione dell'avversario è altrettanto vigorosa. Poco dopo, mentre Zuniga sta per effettuare un cross, gli rifila una gomitata in pieno viso.
Un brutto momento spazzato via dal bel gesto compiuto a fine incontro da parte di entrambe. Dopo il triplice fischio Cavani e Chiellini sfilano la maglia e tendono reciprocamente la mano per salutarsi e scambiare la divisa in segno di pace. "Gli ho parlato e alla fine è giusto così, che per 90 minuti ce le diamo e a fine partita finisce tutto – disse il difensore della Juventus nelle interviste del post partita -. Il bello dello sport è anche questo, ovvero sfidare grandi campioni come Edinson Cavani, ‘darsele di santa ragione' in senso agonistico e poi fare in modo che tutto resti sul campo e basta". Fino al prossimo duello, finché gong (e triplice fischio) non li separi.