Le lacrime di Verratti salutato come una leggenda dai tifosi del PSG: “Un monumento”
Marco Verratti è in piedi davanti al settore del Parco dei Principi che accoglie la parte più calda del tifo del Psg. Urlano il suo nome per l'ultima volta dopo quasi 11 anni, 416 partite e 11 gol con la maglia dei parigini. Arrivò in Francia nell'estate del 2012 dal Pescara di Zeman che ne aveva esaltato le qualità assieme a Insigne e a Immobile. E sotto la Torre s'è conquistato i grandi di colonna della squadra oltre che della Nazionale con la quale vincerà gli Europei in Inghilterra nel 2021.
Trattiene il fiato, a stento ce la fa a parlare. Sorride ma ha gli occhi lucidi, lucidi. Ha al collo la sciarpa dei transalpini, ne prende un lembo e lo usa per asciugarsi le lacrime perché a un certo punto non ce la fa più e gli scendono a goccioloni. "Un monumento chiamato Marco" è il tributo che viene dedicato al centrocampista italiano che ha regalato un "decennio di magia" e "30 trofei". Si avvicina agli spalti, manda baci, stringe mani, alza le braccia e le agita per portare a sé e contenere quella marea d'affetto che gli viene tributata come una leggenda.
Sugli schermi giganti dello stadio passano, uno alla volta, le immagini di Thiago Motta, Ibrahimovic, Lavezzi, Thiago Silva, Pastore e Matuidi: tutti i grandi ex del Psg, quelli che hanno lasciato un segno importante, sono al suo cospetto e gli lasciano un messaggio di saluto. Il pubblico applaude, rumoreggia, fa festa e si esalta prima della sfida contro il Nizza.
I cori sono tutti per Marco, gli dicono "merci" per quanto fatto. È il giorno dell'addio e della riconoscenza. E Verratti mostra gratitudine con il pathos che proprio non riesce, non può né vuole nascondere. Perché dovrebbe? Gli danno un microfono, non funziona: si accende, si spegne poi gli permette di dire poche parole, quelle che gli escono dal cuore.
Finita? No. Si cala nei panni dell'ultrà della curva e, con la sciarpa ben serrata, si fa prestare un bandierone e lo sventola con tutta la forza che può. Adesso sorride, il groppo in gola s'è sciolto. È il suo momento e vuole goderne fino alla fine. È tempo di celebrare quell'attimo che fugge via assieme ai ricordi e trasforma undici anni, un pezzo di vita, in un racconto lungo quanto un battito di ciglia. Apre e chiude le palpebre: può vedersi ‘ragazzino' e poi uomo fatto lontano da caso.
È finita davvero. Settembre, è tempo di migrare in Qatar dove a 30 anni inizierà un nuova avventura con l'Al-Arabi che ha versato 50 milioni nelle casse del Psg e ne pagherà 14 netti a stagione al calciatore. Chapeau. E bonne chance, Marco.