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Le condizioni disumane delle calciatrici in Congo: dormono per terra, in uno stanzino, senza servizi

Un nuovo video diffuso sui social ha risollevato lo scandalo delle condizioni estreme in cui le giocatrici della Nazionale della Repubblica Democratica del Congo sono obbligate a vivere durante i ritiri. Una situazione già denunciata anni fa alla FIFA e alla CAN ma che non ha avuto alcun effetto. Anzi, tutto sembra essere addirittura peggiorato.
A cura di Alessio Pediglieri
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Un nuovo video diffuso in rete dalla AFCON (la Coppa d'Africa per Nazioni) ha scatenato una bufera attorno alle condizioni in cui sono costrette a vivere le giovani giocatrici dell'Under 20 della nazionale femminile della Repubblica del Congo. Le ragazze sono state riprese durante un recente ritiro, costrette a convivere in uno stanzino di pochi metri quadri, senza servizi igienici né letti sufficienti per tutte. Una situazione che ha riportato alla luce un problema che già anni fa era stato denunciato e davanti al quale la FIFA e la CAN avevano garantito immediati interventi verso la Federcalcio del paese, mai avvenuti.

Le condizioni di estrema miseria in cui sono state riprese le giocatrici U20 hanno fatto il giro del mondo scandalizzando l'opinione pubblica e non solo. Poco meno di due minuti sono bastati per raccontare lo squallore in cui le ragazze sono obbligate a vivere durante un ritiro della propria Nazionale. Il tutto inizia con una porta che si spalanca e mostra l'indegna situazione. Nelle immagini si nota subito un clima di totale disagio in cui versano le ragazze, qualcuna tenta anche di nascondersi. Tutte racchiuse in uno stanzino di pochi metri quadri, di uno squallore impressionante. Oltre a non esserci spazio, non ci sono nemmeno letti a sufficienza. Alcune calciatrici condividono il proprio giaciglio in cinque o sei, altre sono sdraiate sui materassi e cuscini a terra, altre ancora sul paio di sedie poste agli angoli della camera. Mancano tutti i servizi base, soprattutto i bagni.

Tutto ciò ha riportato alla ribalta un gravissimo problema che la Repubblica Democratica del Congo porta con sé da anni, e mai risolto seppur abbondantemente denunciato anche negli anni passati. Calciatori e calciatrici che non hanno strutture adeguate, versando in situazioni disumane e che sono in perenne sfida con la propria Federcalcio anche sul fronte dei rimborsi: la FECOFA (la Federcalcio congolese) ha infatti garantito un quota economica ridicola, pari a 80 euro per ogni quattro gare disputate dalla Nazionale, quando i giocatori – dopo aver denunciato tutto ai vertici del calcio internazionale – chiedono una cifra ben più alta, seppur decisamente contenuta, attorno ai 1.000 euro.

Di fronte alla nuova denuncia l'AFCON ha anche sottolineato che "le autorità calcistiche della RDC tacciono ancora sulla questione", a tal punto che il rischio concreto sia che "il prossimo gruppo di ragazze riceverà lo stesso trattamento se sarà permesso alle autorità calcistiche di continuare". Tutto, purtroppo, sembra cadere nel nulla e rischiando di precipitare nel vuoto del silenzio. Di nuovo, perché già nel 2021 fu la FIFPRO, il sindacato internazionale dei giocatori a denunciare una situazione praticamente identica. In quel periodo vennero diffuse immagini sempre legate alle condizioni squallide cui erano ridotte le giocatrici dell'U20 congolese, costrette ad allenarsi per le strade sterrate in mezzo al traffico, in preparazione alla Coppa del Mondo Under 20. Tutto perché la Federcalcio non aveva voluto prenotare un campo di allenamento.

"Ciò è inaccettabile" aveva denunciato la FIFPRO. "Il benessere degli atleti dev'essere una priorità assoluta per la FIFA e si devono adottare misure immediate con le autorità del paese. Siamo in contatto con le giocatrici, sconvolte dal trattamento subito. Il sindacato ha anche emesso una lettera di protesta formale alla Federcalcio congolese". Ma tre anni più tardi nulla sembra essere cambiato. Anzi, forse addirittura la situazione è peggiorata.

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