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Le cinque sostituzioni più incomprensibili di Rudi Garcia da allenatore del Napoli

Da Politano-Zanoli fino alla furia di Osimhen che gli diceva come sarebbe stato meglio giocare a Bologna: i cambi e le scelte tattiche di Garcia a volte sono difficili da comprendere. Ma un filo rosso che lega le sue scelte c’è, basta ascoltare cosa dice.
A cura di Maurizio De Santis
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La reazione di Osimhen a Bologna: non capisce il senso del cambio voluto dal tecnico.
La reazione di Osimhen a Bologna: non capisce il senso del cambio voluto dal tecnico.

"Ho messo Zanoli perché sapevo che Natan avrebbe preso il secondo giallo". È sufficiente questa battuta, fatta da Rudi Garcia dopo il Milan per cavarsela in calcio d'angolo rispetto ad alcune sostituzioni che si fa fatica a capire, per tracciare il diorama nel quale s'incastona la stagione del Napoli. È passato da squadra che aveva un'identità e meccanismi perfetti (o quasi) al ragazzo che a scuola è bravo, promette bene, ha voti soddisfacenti ma quando è chiamato all'interrogazione fa scena muta non appena il professore gli fa una domanda un po' diversa, più ragionata. Per la serie: ce l'ho sulla punta della lingua ma non so come dirlo.

Non sa come dirlo lui, il tecnico francese, che ha accettato di essere messo sotto tutela dal presidente perché il tengo famiglia pure è uno stimolo per chinare il capo e adeguarsi. Non sa come dirlo la squadra, che s'è stretta a coorte perché se conquisti lo scudetto, anche solo per orgoglio personale, proprio non ti va l'anno dopo fare la figura dell'occasionale premiato oltre i meriti personali e vederti sminuito. Non sa come dirlo nemmeno De Laurentiis che, addirittura, dopo aver sbagliato tutto in fase di gestione e di casting, adesso va anche a fare il guru di schemi e uomini da piazzare in campo. Non pensava di arrivare a tanto ma deve farlo.

Politano esce contro il Milan, al suo posto entra Zanoli e non Lindstrom come molti s'aspettano.
Politano esce contro il Milan, al suo posto entra Zanoli e non Lindstrom come molti s'aspettano.

La girandola di lavagnette elettroniche contro il Milan ha scandito tre cose: 1. Garcia ha compreso di aver sbagliato la formazione titolare (può darsi oppure gliel'hanno detto); 2. l'ha ripresa per i capelli e gli è andata bene con i cambi; 3. s'è accontentato perché la morale dei tempi nuovi è tutta in un'altra massima concessa in punta di labbra, ovvero "meglio tornare dallo 0-2 al 2-2 che farsi rimontare". E così da uomini forti, destini forti si è passati al fine che giustifica i mezzi.

Qual è il fine? Boh… forse arrivare al quarto posto, in un modo o nell'altro. Anche a costo di guadagnarsi larghe fette di impopolarità, dentro e fuori dallo spogliatoio, per alcune decisioni a gara in corso che è difficile interpretare se non con un'espressione emblematica: ma che caos sta combinando? È l'entropia nella quale sguazza perché lui in testa ha una cosa ma deve farne un'altra e rendere conto al consiglio dei saggi oltre che al patron. E allora cerca anzitutto di non prenderle sperando che qualcosa sedimenti in questo disordine da brodo primordiale.

Il doppio cambio con la Fiorentina scandito dalla reazione di Politano.
Il doppio cambio con la Fiorentina scandito dalla reazione di Politano.

Si può spiegare in questo modo (forse) la sequenza di cambi che caratterizzano il suo modo di interpretare il calcio e leggere le partite. Eccezion fatta per il reset effettuato nell'intervallo della sfida col Milan, va da sé che nel suo animo sia ovvio mettere Zanoli e non Lindstrom al posto di Politano quando mancano una decina di minuti, nonostante Leao da quella parte non ci sia più e puoi ancora provare a vincere.

Così come se a Berlino in Champions sei in vantaggio, ma ti ritrovi con l'acqua alla gola perché non chiudi la partita né riesci a controllare il gioco, all'87° tiri fuori Kvaratskhelia e metti dentro Ostigard perché si piazzi a difesa del fortino e colpisca tutto ciò che si muove a pelo d'erba, meglio se è il pallone.

A Genova, contro il Grifone, il georgiano prende male la sostituzione nel finale.
A Genova, contro il Grifone, il georgiano prende male la sostituzione nel finale.

È lo stesso filo rosso che contro la Fiorentina conduce all'ingresso di Raspadori per Anguissa (infortunato dopo mezzora), e fa sì che la Viola faccia il bello e il cattivo tempo, salvo certificare di aver toppato riportando in panchina Politano (che la prese male) per lanciare nella mischia Cajuste.

Mister, non ci stiamo capendo niente si sentì dire Canà. A Garcia, invece, lo disse per davvero Kvara a Genova quando, sul 2-2 anche allora acciuffato in extremis, fece un gesto eloquente quando vide che sarebbe dovuto uscire per fare spazio a Zerbin. Non era mancanza di rispetto verso il compagno di squadra ma stupore comprensibile da parte di chi immaginava che ci fosse ancora tempo a sufficienza per giocarsela e vincere.

Kvara fuori in Champions nel finale della sfida a Berlino.
Kvara fuori in Champions nel finale della sfida a Berlino.

A Bologna Osimhen, che ha una tempra più fumantina rispetto al georgiano, glielo gridò proprio in faccia spiegandogli che per giocare là davanti, e magari cercare il gol vittoria, two is meglio che one. Ma Rudi ha gusti diversi, al Maxibon preferisce l'aroma del buco con la menta intorno perché è sempre meglio non perdere quando non puoi vincere.

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