Le accuse di stupro contro Mendy: “Non muoverti, non muoverti” mentre le teneva le braccia dietro la schiena
Benjamin Mendy si dichiara innocente e nega tutto. Sette donne, tra cui una minorenne, lo hanno accusato di violenza sessuale ma il calciatore del Manchester City ha smentito quella versione dei fatti, quelle frasi che lo hanno messo nei guai a livello penale, per le accuse gravissime da cui deve difendersi, e per la carriera, che s'è interrotta bruscamente. L'ultima partita giocata risale al 15 agosto 2021 (sconfitta per 1-0 contro il Tottenham) poi è scoppiato il caso giudiziario: dopo 134 giorni in custodia, il difensore è stato rilasciato su cauzione a gennaio scorso.
Sono una decina i capi d'imputazione: 8 per stupro, un altro paio per aggressione sessuale e per tentato stupro. Tutti commessi – secondo le denunce delle dirette interessate – nel periodo compreso tra ottobre 2018 e agosto 2021.
Ce n'è abbastanza, qualora dovesse essere riconosciuto colpevole, per dire addio alla propria esperienza di calciatore e rischiare una condanna pesantissima. Come lui è messo male per i presunti abusi commessi anche l'altra persona coinvolta, Louis Saha Matturie, 40 anni: per l'accusa aveva il compito di "trovare giovani donne e creare le situazioni in cui potessero essere stuprate e aggredite sessualmente".
La villa dell'orrore. Nella prima udienza del processo dinanzi alla Chester Crown Court sono emersi alcuni dettagli del luogo dove sarebbero state commesse le violenze. In base alla ricostruzione fatta dagli inquirenti è in una villa isolata nel Cheshire, a circa un quarto d'ora a piedi dal primo centro abitato, che si sarebbero verificati gli episodi.
Le circostanze raccontate nell'intervento del procuratore sono inquietanti: ha descritto Mendy come un "predatore" incapace di accettare un rifiuto; ha parlato della sensazione di vulnerabilità provata dalle donne, raccontato dei telefonini che sarebbero stati loro sottratti e, una volta entrate, fatte accomodare in uno studio e nella camera da letto principale, stanze dotate di "porte con chiusura speciale", tipico di un locale anti-panico che può essere aperto solo dall'interno. Ma da cui gli avventori non sapevano come uscire.
Perché si trovavano lì quelle donne? Lo scenario sembra uscito da un crime movie americano: prima l'approccio poi l'invito a una festa (fatta risalire al 23 luglio dello scorso anno) nella villa con piscina dotata di tutti i comfort extra-lusso, infine la (presunta) violenza subita.
Al cospetto della giuria il procuratore ha tracciato un quadro agghiacciante, il resto lo hanno fatto le deposizioni di alcuni testimoni secondo cui Mendy avrebbe intimato alla donna che era con lui allora di non muoversi mentre le teneva le braccia dietro la schiena e abusava di lei. "Non muoverti, non muoverti" le avrebbe detto il calciatore mentre la donna si trovava a faccia in giù su un divano in soggiorno.