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Diego Armando Maradona morto a 60 anni

L’avvocato della ex moglie: Maradona “curato” in un letto accanto al gabinetto

Le rivelazioni dell’avvocato (e compagno) di Verónica Ojeda, la madre di ‘Dieguito’ Maradona, alimentano le perplessità emerse sugli ultimi giorni di vita dell’ex Pibe de Oro. “Se fosse stato in una clinica si sarebbe salvato. La stanza dove si trovava a casa era piccola, inadatta a una persona nelle sue condizioni. Non aveva nemmeno un bagno privato, c’era un wc chimico”.
A cura di Maurizio De Santis
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Un bagno chimico nei pressi del letto all'interno della sua stanza, piccola e tutt'altro che adatta a un paziente in riabilitazione, che necessita di cure specialistiche ed essere accudito con molta attenzione, data la delicatezza delle condizioni di salute. Una specie di bugigattolo, un ambiente poco più grande di uno stanzino. Come fosse una cella.

Non aveva nemmeno un ambiente privato per andare al gabinetto. Diego non meritava un trattamento del genere.

Mario Baudry è l'avvocato (e compagno) di Verónica Ojeda, la madre di ‘Dieguito' Maradona (il figlioletto al quale l'ex Pibe ha rivolto un messaggio commovente su WhatsApp) che è stata ascoltata in Procura per cinque ore dai pubblici ministeri: è lui che ha raccontato (come riportato dal quotidiano Clarin) alcuni retroscena degli ultimi giorni di D10s.

Ecco dove avrebbe vissuto l'ex Pibe, prima della morte avvenuta il 25 novembre scorso in circostanze ancora tutte da chiarire. Ecco perché – dopo aver ascoltato anche le testimonianze dei familiari e raccolto i primi riscontri dell'indagine – la Procura di San Isidro ha deciso di spingersi oltre nell'inchiesta: vuole, deve fare chiarezza su cosa è (realmente) successo in quel periodo di tempo che va dalle dimissioni dalla Clinica Olivos fino al decesso. Lo ha fatto prefigurando omicidio colposo e abbandono di persona quali ipotesi di reato da imputare agli eventuali responsabili del decesso avvenuto in una situazione ambientale che lo stesso pool di inquirenti ha definito "fuori controllo, di assoluta negligenza e carenza di assistenza medica".

Tre concetti chiave che tracciano le linee guida dell'inchiesta che al momento vede direttamente coinvolto il neurochirurgo, Leopoldo Luque, quale indagato (gli inquirenti hanno disposto perquisizioni nel suo ufficio privato e a casa), ma sono attesi sviluppi ulteriori nelle prossime ore.

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Se Diego fosse stato in un ospedale o in una clinica si sarebbe salvato – ha aggiunto Baudry -. Così come sono convinto che tutto questo non sarebbe accaduto se con lui ci fosse stato un medico.

Secondo il legale è sbagliato far ricadere tutta la colpa su Luque o, addirittura, sui figli: la catena di decisioni/eventi/responsabilità condurrebbe altrove, a chi ha permesso che uscisse dalla clinica e si recasse in una casa che non era attrezzata perché ricevesse la migliore assistenza possibile. Baudry ha anche svelato cosa gli ha detto Verónica Ojeda poco dopo la notizia della morte del Diez.

Verónica mi ha riferito: Quando mio figlio crescerà e mi chiederà cosa è successo a Diego, voglio potergli dare una risposta chiara… dirgli se è deceduto per morte naturale a causa di un problema al cuore oppure spiegargli che è accaduto per una negligenza medica, tenendo i colpevoli in prigione.

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