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Lautaro Martinez si contraddice sulla baby sitter licenziata: per il giudice “non è credibile”

Dopo essere stato condannato dal Tribunale del Lavoro di Milano per licenziamento illegittimo della baby sitter, Lautaro Martinez risponde sui social e dà la sua versione dei fatti, che non collima con la sentenza.
A cura di Alessio Morra
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Lautaro Martinez mercoledì scorso è stato condannato dal Tribunale di Milano per aver licenziato la baby sitter dopo aver scoperto che la ragazza aveva una grave malattia che l'ha portata, poco tempo dopo, alla morte a soli 27 anni. Il giudice ha stabilito che il calciatore dovrà risarcire la famiglia della ragazza pagando almeno quindici mensilità e le spese legali perché il licenziamento è stato illegittimo. Lautaro poco dopo la sentenza si è sfogato sui social scrivendo anche: "Abbiamo assunto una persona già malata, l'abbiamo aiutata a trovare letti in ospedale, l'abbiamo aiutata con le cure". Ma da questo accorato sfogo viene fuori una versione, totalmente differente rispetto a quella del tribunale, dove il giocatore aveva sostenuto di non essere a conoscenza dello stato di salute della ragazza.

Il calciatore dell'Inter e la compagna Agustina Gandolfo avevano assunto una ragazza per fare da baby sitter alla loro prima figlia (Nina) il primo settembre del 2021. La baby sitter purtroppo poco tempo dopo ha scoperto di avere seri problemi di salute e dal 22 maggio 2022 a causa di un ricovero in ospedale si è assentata dal lavoro. Circa un mese e mezzo dopo, e cioè il 10 luglio 2022, 49 giorni dopo, alla ragazza viene contestato: ‘il superamento del periodo di comporto‘, in pratica il superamento del numero di giorni di malattia. Ma secondo il giudice del tribunale milanese quei giorni sono stati "calcolati erroneamente, in quanto il periodo di comporto avrebbe dovuto essere di 67,5 giorni".

Il Tribunale calcola nel caso di questa ragazza un tetto tale, perché all'anzianità di servizio si aggiunge l'aumento dei giorni del 50% per malattia oncologica. Per questo motivo il licenziamento è da considerare illegittimo.

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Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Milano ha emesso la sentenza condannando Lautaro al pagamento delle spese legali e di una somma pari ad almeno quindici mensilità a titolo di risarcimento in favore degli eredi della giovane donna scomparsa. Ma stando alla sentenza il calciatore dell'Inter non era a conoscenza della malattia della baby sitter.

É scritto: "L’ospedale è il luogo dove la ricorrente si è recata dopo essere stata male in un periodo nel quale abitava presso la famiglia Lautaro. Non si può quindi sostenere che fosse assente dal luogo di lavoro. Non è credibile che Lautaro non fosse a conoscenza dello stato di salute della ragazza, nella misura in cui nella memoria difensiva non si nega che la patologia (gravissima in una persona così giovane e non certo tale da passare inosservata) fosse nota a sua moglie".

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Questi i fatti, con la decisione del tribunale. Lautaro Martinez, però, direttamente dall'Argentina, dov'è impegnato con la nazionale in partite di Qualificazione ai Mondiali, non ci sta, e contesta la versione della famiglia della ragazza. L'attaccante nerazzurro si difende e attacca, dando la sua versione dei fatti.

E in questo post il calciatore dice invece di essere a conoscenza dello stato di salute della donna, contraddicendo quanto detto in tribunale. "Ho deciso di tacere a lungo per rispetto verso una famiglia che non lo ha mai avuto nei nostri confronti. Ma non permetterò che infamino la mia famiglia. Abbiamo assunto una persona già malata, nostra amica da una vita, finché purtroppo non ha più potuto lavorare perché la sua malattia non glielo permetteva.

Abbiamo fatto molto per lei e la sua famiglia: abbiamo pagato i biglietti per farli venire qui, li abbiamo aiutati a trovare posto in ospedale che era pieno, aiutato con le cure e per trovare una sistemazione alla sua famiglia che noi abbiamo dovuto convincere affinché venisse a prendersi cura di sua figlia che stava morendo". 

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Aggiungendo: "Dopo avergli dato tutto hanno aspettato che la figlia stesse per morire e non fosse lucida per cercare di ottenere soldi da noi e approfittare della situazione. E anche dopo la sua morte hanno continuato ad insistere e gli è andata molto male.

Adesso dopo la sentenza esce che non volevamo togliere neanche un euro perché non era opportuno: noi il nostro aiuto, grande aiuto, lo abbiamo dato a lei quando ne aveva bisogno e ora tirano fuori questo per cercare di infamarci?
Che razza di persona devi essere per sfruttare la morte di una figlia per ottenere soldi? Disgusto per la famiglia Lizzola. A lavorare!!!".

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