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L’attesa per lo scudetto è dolce per Spalletti: “Ne è valsa la pena per viverlo con il Napoli”

Alla vigilia di Napoli-Salernitana, la partita che potrebbe assegnare matematicamente lo scudetto, il tecnico Spalletti ha reso merito ai suoi calciatori: “Dal 2001 che lo scudetto non andava a Milano o Torino”.
A cura di Alessio Morra
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La notte prima di un appuntamento importante è sempre particolare. Il Napoli sa di avere lo scudetto in pugno e sa di poterlo vincere con sei turni d'anticipo nel match contro la Salernitana. Conscio di tutto Luciano Spalletti alla vigilia ha parlato delle sue emozioni e ha detto che non dormirà molto: "Se ripenso a come son partito mi emoziono tanto. E domani lo sarò ancora di più. Questa per noi e Napoli è una sfida da vincere. C’è emozione e anche un po’ di paura di non portarlo a termine. Se dormirò? Di solito dormo poco".

Spalletti sottolinea i meriti dei calciatori che stanno per compiere un'impresa enorme, e cioè stoppare l'infinita serie di scudetti vinti dalle tre squadre del nord: "Mi pare che dal 2001 lo scudetto se lo prendono due città, Torino e Milano. E se questo non accadrà dobbiamo ringraziare i giocatori per quello che stanno facendo", poi ha svelato chi gli ha consigliato di dire sì a De Laurentiis: “I miei figli mi dissero: ‘Babbo a Napoli non si può non andare'. Sembravano fossero in curva ai tempi di Maradona”.

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Napoli è una città che Spalletti ama davvero: "Questa è una città energica, a volte un po’ folle. Vista da fuori sembra molto teatrale e poco vera. Invece per me è l’opposto, i napoletani vivono in maniera profonda. È una qualità saper trasmettere in maniera spettacolare certi concetti”. Ma alla città dà anche un consiglio nel come godersi la festa: "Bisogna saper vincere anche dopo la gara, nei comportamenti, ed è importante saper divertirsi. Sarà la festa dei bambini e se qualcuno metterà a rischio questa festa. Servirà buonsenso. Bisogna pensare ai figli. E loro sono quelli che devono festeggiare, se succedesse".

Infine Spalletti ha risposto a tutti coloro che per tanti anni lo avevano bollato come uno che non era mai riuscito a vincere: "Mi hanno spesso sottolineato che non ho vinto, che non ci sono riuscito prima. Ma se questa attesa poi è valsa a far sì che questa situazione la potessi vivere con il Napoli ne è valsa la pena".

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Poi altri elogi per i suoi calciatori: "Anche i giocatori sono alla ricerca di poter raccontare a figli e nipoti storie eccezionali. Sono dei ragazzi perfetti per fare calcio: umili, disponibili a metterci qualcosa di proprio. Mi rende orgoglioso vedere le amicizie che si sono create nello spogliatoio. Tutto quello che facciamo è per le persone che ci hanno aspettato col fiato sospeso di notte all’aeroporto solo per salutare la squadra sul pullman. Il tempo è quello che determina se vuoi bene a una cosa. E io ai giocatori ho dedicato tutto. Anche la sera magari due ore libere per vedere un particolare in più da allenare".

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