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L’Atalanta cambia proprietà: nelle mani del colosso americano KKR per 350 milioni

L’accordo doveva essere formalizzato entro la prossima settimana e prevedere una cessione dell’85% del club per una cifra di 350 milioni di euro. Il Fondo, che ha un volume patrimoniale di 460 miliardi di dollari, ha smentito in un secondo momento la notizia.
A cura di Maurizio De Santis
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Il CEO dell'Atalanta, Luca Percassi, e il presidente, Antonio Percassi. La 'dea' dovrebbe passare quasi totalmente sotto il controllo di un Fondo americano. Ma dalla società americana è arrivata una secca smentita.
Il CEO dell'Atalanta, Luca Percassi, e il presidente, Antonio Percassi. La ‘dea' dovrebbe passare quasi totalmente sotto il controllo di un Fondo americano. Ma dalla società americana è arrivata una secca smentita.

Il futuro dell'Atalanta non sarà più direttamente nelle mani della dirigenza Percassi. In base alle ultime notizie rilanciate da Sky Sport è in dirittura di arrivo la cessione della società al Fondo americano KKR (Kohlberg Kravis Roberts). Anche se da parte della società statunitense è stata fatta pervenire una smentita a Il Sole24ore. È quanto riferisce un portavoce che sottolinea come il Fondo "non ha mai preso in considerazione questa ipotesi".

La news dell'ultima era arrivata nel solco delle indiscrezioni trapelate più di recente sul nuovo assetto che potrebbe essere alla guida della ‘dea'. Quando era prevista la chiusura dell'operazione e, soprattutto, quale sarebbe stata la quota percentuale rilevata dagli statunitensi? L'accordo doveva essere formalizzato entro la prossima settimana e prevedere una cessione dell'85% del club per una cifra di 350 milioni di euro. Almeno per il momento nella veste di CEO ci sarebbe stato Luca Percassi, che attualmente ricopre lo stesso incarico. Con l'arrivo di KKR quello bergamasco sarebbe diventato il sesto club con proprietà americana in Serie A dopo Spezia, Milan, Venezia, Roma e Fiorentina.

Chi è cosa c'è dietro il Fondo americano che rileva l'Atalanta

La sigla KKR è l'acronimo di Kohlberg, Kravis & Robert, un fondo di private equity che ha un volume di affari circa 460 miliardi di dollari evolutosi nel settore dell'economia e degli investimenti alternativi. I fondatori della società sono Jerome Kohlberg e i cugini, Henry Kravis e George Roberts, che avevano lavorato insieme alla Bear Sterns. Alla fine degli Anni Settanta daranno vita al nuovo soggetto finanziario che nel corso degli anni ha intensificato e diversificato il proprio ambito dalle infrastrutture al campo immobiliare.

"Approccio paziente e disciplinato, persone di alta qualità, elevati standard di eccellenza e – come si legge sul sito ufficiale – interessi allineati con quelli dei nostri partner di investimento" costituiscono la spina dorsale dell'azione di KKR che dal 2010 è quotata alla borsa di New York e ha un portafoglio di 110 società nei propri fondi di private equity con introiti annuali di 269 miliardi di dollari. Nel 1998 il Fondo ha allargato il giro di affari anche all'Europa con una sede a Londra e nel 2007 ha iniziato a operare anche in Asia. Nel complesso le sedi sono dislocare in 21 diverse città dei quattro continenti.

Il nome del colosso americano era emerso anche per l'acquisizione della totalità del pacchetto di maggioranza di TIM, un'operazione da circa 33 miliardi di euro. Tra le sue fila anche manager italiani che hanno contribuito in questi anni allo sviluppo della società.

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