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L’Assocalciatori chiarisce: “I giocatori vogliono ripartire ma senza apparire privilegiati”

I giocatori italiani vogliono tornare in campo al più presto con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori, ma anche “senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari”. È quanto si legge nell’ultimo comunicato ufficiale diramato dall’Associazione Italiana Calciatori.
A cura di Marco Beltrami
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Qual è la posizione dei calciatori italiani in merito alla possibile ripresa delle attività? L’AIC attraverso una nota ufficiale ha chiarito che c'è la volontà da parte dei protagonisti dello sport più bello del mondo al tornare in campo appena sarà possibile. Il tutto però a patto che siano garantite le massime misure di sicurezza per tutti gli allenatori, senza però "apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari". Un riferimento molto chiaro alle polemiche per il possibile altissimo numero di tamponi necessari secondo il protocollo inviato ai ministeri di Sport e salute

Calciatori pronti a ripartire in Serie A, ma senza apparire privilegiati

I giocatori vogliono tornare in campo al più presto. È quanto l'Associazione Italiana Calciatori chiarisce in un comunicato ufficiale, sul tema della possibile ripresa degli allenamenti dal 4 maggio in poi, con la prospettiva di una prosecuzione del campionato da giugno. L'AIC ha analizzato il protocollo per la ripresa degli allenamenti definito dalla commissione medica della Figc, e sottoposto al Governo, "chiedendo ulteriori approfondimenti da sottoporre alla Commissione". Nella nota un concetto viene espresso in maniera forte: si vuole sì tornare a giocare con le "più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori", ma anche "senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari".

Nessuna corsia preferenziale per i calciatori sui tamponi rispetto ad altre categorie professionali

Il riferimento è all'alto numero di tamponi che sarebbero necessari in caso di ripresa delle attività, che ha sollevato non poche polemiche soprattutto nelle zone in cui vengono effettuati meno test. A tal proposito i giocatori non vogliono "scavalcare" altre categorie professionali: "l'esigenza e la volontà di tornare ad allenarsi e poter ricominciare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza rischia di dover superare lo scoglio strutturale di buona parte delle realtà professionistiche. L'auspicio è di poter avere il più alto numero di società in grado di ripartire, qualora le condizioni generali del Paese lo permettano".

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