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Lasse Schone ha assistito in campo ai collassi di Dost e Nouri: gli è venuto un brutto pensiero

Qualche giorno fa Lasse Schone era in campo quando Bas Dost è collassato per una miocardite, così com’era sul terreno di gioco nel 2017 quando Abdelhak Nouri si accasciò per problema cardiaco che gli ha stravolto la vita. Il danese ex Genoa è anche amico di Eriksen e Blind, due calciatori che ugualmente hanno avuto seri guai al cuore. Tutti eventi che hanno fatto venire a Schone pensieri che non riesce a scacciare.
A cura di Paolo Fiorenza
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Lasse Schone ne ha viste davvero tante nella sua carriera, forse troppe, e sta pensando di tirare le conclusioni. L'ultimo episodio cui ha assistito in campo il 37enne centrocampista danese ex Genoa, ovvero lo spaventoso collasso di Bas Dost durante il match tra AZ e NEC Nijmegen, è stato la spallata finale che potrebbe averlo indotto a dire basta. Schone fa pensieri brutti che non possono essere compatibili con quella gioia che gli fa inseguire un pallone da un quarto di secolo, pensieri che non riesce a scacciare.

Lasse Schone con la maglia del Genoa: ci ha giocato tra il 2019 e il 2021
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Lasse era in campo anche anni prima, quando lo sfortunato Abdelhak Nouri crollò a sua volta per un problema che lo avrebbe poi costretto ad una vita molto diversa da quella precedente. Era il 2017 e Schone quel giorno vestiva la maglia dell'Ajax in un amichevole col Werder Brema, esattamente come il suo compagno Nouri. L'allora 20enne, uno dei talenti più luminosi del calcio olandese, cadde al suolo vittima di un'aritmia: l'intervento del defibrillatore lo strappò alla morte, ma da allora Nouri comunica solo con movimenti della testa.

"Ha capito dov'è, a volte si commuove e spesso sorrideha spiegato il fratello dopo che l'ex calciatore è tornato a casa nel 2020, dopo essersi risvegliato da un coma di quasi tre anni – Nei giorni buoni riusciamo a parlare. Notiamo che gli piace guardare le partite, crediamo in un miracolo affinché possa guarire".

I disperati soccorsi ad Abdelhak Nouri dopo il malore che lo colse in un'amichevole tra Ajax e Werder Brema: era l'8 luglio 2017
I disperati soccorsi ad Abdelhak Nouri dopo il malore che lo colse in un'amichevole tra Ajax e Werder Brema: era l'8 luglio 2017

Fu un grande dolore anche per Schone, che all'epoca stava svezzando quel giovane centrocampista. Il danese qualche giorno fa ha rivissuto lo stesso terrore quando ha visto Dost – stavolta suo compagno di squadra nel NEC – accasciarsi sul terreno di gioco da solo, senza che avesse avuto alcuno scontro o incidente. Fortunatamente – a differenza di Nouri – il 34enne attaccante olandese si è ripreso ed è subito tornato a casa, con una diagnosi di miocardite che gli ha imposto di sospendere momentaneamente la carriera ma non ha avuto altre conseguenze sulla sua vita.

Se si aggiunge il fatto che Schone è anche buon amico di Christian Eriksen e Daley Blind – che hanno entrambi subìto un arresto cardiaco mentre giocavano e adesso continuano a farlo dopo essersi fatti impiantare un defibrillatore sottocutaneo – si capiscono bene i motivi di quei pensieri bui che non lasciano più testa e animo del 51 volte nazionale danese.

Schone in maglia Danimarca: il veterano ha 51 presenze in nazionale
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E dunque, dopo una carriera lunghissima che lo ha portato anche in Serie A per un anno e mezzo con la maglia del Genoa, Schone ha rivelato che tutti questi eventi nefasti accaduti a persone a lui così vicine – due addirittura sotto i suoi occhi – hanno avuto un impatto così negativo su di lui da indurlo a chiedersi se non sia arrivato il momento di ritirarsi. "L'ho sperimentato un po' troppo spesso – ha detto al media olandese NOS – Inoltre non ho più 22 anni e ho avuto una lunga carriera. Mi chiedo per quanto ancora voglio continuare. Me lo chiedevo già prima e adesso ancora di più. Ora mi sto confrontando con le persone intorno a me, ma non ho ancora deciso nulla".

Pur fortemente colpito da quanto accaduto a Dost, Schone non ha potuto esimersi – in quanto senatore dello spogliatoio e figura che gode di alta considerazione da parte di tutti – dall'aiutare molti dei suoi compagni di squadra a elaborare le scene traumatiche cui avevano assistito: "Ho detto ai giocatori più giovani che dovrebbero parlarne con gli amici, la famiglia o il capitano. Dobbiamo esserci l'uno per l'altro. Abbiamo uno psicologo dello sport con noi ed è importante continuare a parlare. Alcuni giocatori piangono, altri urlano e altri ridono. È successo tutto e va bene così. Parlare di sentimenti non capita spesso nel mondo del calcio, ma bisogna parlarne".

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