L’assassino del calciatore decapitato condannato a 42 anni: aveva scoperto Correa con la moglie
Dopo oltre cinque anni dall'efferato omicidio di Daniel Correa Freitas – il calciatore brasiliano ucciso, decapitato ed evirato nel 2018 – la vicenda è arrivata a sentenza con una condanna a 42 anni e 5 mesi di carcere per l'assassino reo confesso, Edison Luiz Brittes Junior. All'epoca la storia colpì molto l'opinione pubblica in Brasile proprio a causa delle modalità particolarmente feroci dell'omicidio, ma anche del sostrato di tradimento privato che c'era dietro: Correa aveva una relazione con la moglie di Brittes.
Daniel – all'epoca 24enne – era un centrocampista che giocava nel Sao Bento, dopo essere cresciuto nelle giovanili del Cruzeiro. Il suo cadavere fu trovato parzialmente decapitato e con il pene tagliato il 27 ottobre 2018 su una strada di campagna nella regione di Curitiba. Secondo le indagini della polizia, Correa fu assassinato dopo essere stato sorpreso da Edison Brittes a letto con la moglie Cristiana. Prima del delitto, lo stesso calciatore aveva inviato messaggi e foto ad un amico mostrandosi assieme alla donna che dormiva al suo fianco.
Brittes, un imprenditore brasiliano, è stato condannato per omicidio tre volte qualificato (motivo vile, mezzo crudele e impiego di una risorsa che rendeva impossibile alla vittima difendersi); occultamento di cadavere; frode procedurale; corruzione di minori; coercizione allo svolgimento del processo. Dopo una prima versione dei fatti completamente falsa, in cui aveva cercato di dimostrare che il calciatore era uscito vivo da casa sua, l'omicida fu convinto dal suo avvocato a confessare: "Ho impedito che lei venisse violentata da quel mostro mascalzone", disse, giustificando il suo tentativo di inganno con la "disperazione" della famiglia.
Tutto accadde dopo la festa per il 18esimo compleanno della figlia di Edison Brittes, Allana, la notte del 26 ottobre 2018, festa alla quale partecipava anche Daniel, in una discoteca di Curitiba. La festa è continuata la mattina successiva a casa dei Brittes. Nella sua confessione l'imprenditore ricostruì così la vicenda: "Quando ho aperto la porta, lui era sopra mia moglie mentre lei chiedeva aiuto. Quello che ho fatto è stato quello che avrebbe fatto qualsiasi uomo, perché la donna che era lì non era mia moglie, erano tutte le donne del Brasile. Potrebbe essere sua figlia, sua sorella, sua madre, sua moglie. In quel momento era mia moglie Cristiana, con la quale sono sposato da 20 anni. La donna cui ho dedicato la mia vita, la donna che mi ha sempre amato e rispettato".
Il reo confesso precisò che "mia moglie non ha mai avuto niente a che fare con Daniel, né con mia figlia. Ci sono sempre voci ma la verità verrà fuori. Sì, ho fatto quello che ho fatto, voglio che tutti voi che mi guardate pensiate a cosa avreste fatto per mantenere l'integrità morale della vostra famiglia e per aiutare una donna piccola e fragile. È stato allora che l'ho tolto a mia moglie, l'ho gettato a terra e ho impedito che venisse violentata da quel mostro cialtrone".
Nell'indagine conclusa dalla polizia, è stato tuttavia accertato che non c'è stato alcun tentativo di stupro da parte di Correa nei confronti di Cristiana. Inoltre, il capo della polizia ha affermato che la donna e la figlia della coppia Allana hanno mentito nella loro dichiarazione agli inquirenti, nonché che il calciatore non è stato in grado di reagire all'aggressione subita all'interno della casa, poiché era ubriaco. Secondo la perizia, aveva 13,4 decigrammi di alcol per litro di sangue e non era sotto l'effetto di droghe.
Secondo le indagini della polizia, Brittes – aiutato da altre persone, che poi avrebbe minacciato due giorni dopo affinché non parlassero – mise Correa nel bagagliaio di un'auto per scaricarne il cadavere in una zona rurale dove poi è stato rinvenuto. Il caso aveva sette imputati, di cui cinque erano accusati di omicidio. Edison, tuttavia, è stato l'unico condannato per l'omicidio del giocatore: essendo stato in carcere già negli ultimi cinque anni, questi gli saranno scalati dalla pena di 42 anni inflittagli. Anche la moglie dell'uomo, Cristiana, è stata condannata a 6 mesi con altri capi di imputazione, mentre la figlia della coppia, Allana, a 6 anni. Assolti gli altri quattro imputati.