L’Asl Roma 1 non ha mai autorizzato Immobile a giocare Torino-Lazio dopo il tampone positivo
La prima udienza davanti al Tribuna Federale per il processo per il caos tamponi che ha visto protagonista la Lazio lo scorso novembre non si è ancora svolta (è stata rinviata al 26 marzo), ma sembra aggravarsi la posizione del club biancoceleste, del patron Claudio Lotito e dei medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia, accusati dalla Procura Figc di aver violato in sei occasioni il protocollo anti-Covid-19 e di non aver dato comunicazione per iscritto alla Asl dei casi di positività.
Ad ‘inguaiare' la Lazio sono le parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport dal direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma 1 Enrico Di Rosa considerato il testimone chiave per il processo per l'ormai noto caso tamponi. Il dirigente dell'ente ha infatti smentito alla Rosea la tesi sostenuta dalla società biancoceleste che nella memoria difensiva sostiene che lo stesso De Rosa avrebbe autorizzato la partenza per Torino di Ciro Immobile per giocare la gara Torino-Lazio appena sei giorni dopo essere risultato positivo al tampone Synlab.
"Io non ho mai dato alcuna autorizzazione – ha infatti detto Di Rosa alla Gazzetta dello Sport –. Perché sia stato citato? Non lo so, non riesco a capirlo. Io quest’autorizzazione non l’ho data né avrei potuto darla, visto che appartengo alla Asl Roma 1 e la Lazio a quella Roma 4. L'Asl Roma 1 competente per il calciatore Immobile? Io questo non posso saperlo – ha poi proseguito il dirigente dell'ente –, non ho mai ricevuto una documentazione sul giocatore, quindi non avrei potuto comunque esprimermi. Io non ho mai parlato con nessuno, tanto che con la Asl stiamo valutando anche se sia il caso di fare un comunicato per chiarire la situazione. Ho parlato di recente con Ivo Pulcini (il responsabile dello staff medico della Lazio anche lui deferito al Tribunale Federale, ndr.) – ha infine detto Enrico Di Rosa –, ma perché lo conosco da molti anni. Tempo fa anche con Lotito ma per altre questioni".