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L’arbitro non fa entrare in campo una calciatrice che rifiuta di togliere l’hijab: partita sospesa

L’arbitro vieta l’ingresso in campo ad una calciatrice che indossa l’hijâb in una partita del campionato Under 19 tra la Pro Vercelli e l’Accademia Torino.
A cura di Vito Lamorte
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Uno spiacevole episodio si è verificato durante lo scorso weekend calcistico in Piemonte. Al minuto 85 del match valido per il campionato Under 19 di calcio femminile tra la Pro Vercelli e l’Accademia Torino, l’arbitro ha impedito a una ragazza di entrare in campo perché indossava l’hijâb. Il direttore le ha imposto di togliersi il velo ma la ragazza si è rifiutata e pochi istanti dopo il direttore di gara ha sospeso la partita. A raccontare la vicenda è la stessa società di calcio: "La stessa, dopo essere entrata intorno al minuto ‘85 indossando l’Hijab, (pur avendo sempre giocato con il velo durante tutto il campionato), veniva intimata dal Direttore di gara di togliere immediatamente il copricapo. Dopo lo sgomento e lo stupore iniziale, alle richieste di chiarimento da parte di tutte le calciatrici e dei nostri dirigenti Domenico Limardi e Laura Sartirana, l’arbitro ha deciso di fischiare la fine dell’incontro".

Una vicenda che ha destabilizzato non poco la comunità calcistica vercellese, visto che la ragazza aveva sempre giocato senza nessun problema con il ‘velo' e sabato ha dovuto fare i conti con questa vicenda: "La società esprime la massima solidarietà e vicinanza a Maroua e ringrazia la Società Accademia Torino per la vicinanza umana e la solidarietà sportiva espresse sin da subito".

La F.C. Pro Vercelli 1892 ha scritto una nota sulla sua pagina ufficiale di Facebook in cui "condanna fermamente l’episodio accaduto nel campionato femminile Under 19 che ha visto protagonista la nostra tesserata Maroua Morchid".

Sulla vicenda si è espresso il presidente della sezione Aia di Casale Monferrato, William Monte, che ai microfoni del quotidiano La Stampa si è espresso così: "Non è stato un episodio di razzismo. Il nostro tesserato, come mi ha riferito, non aveva nessuna intenzione di offendere la sensibilità della calciatrice. Ha agito per tutelare la sicurezza della ragazza, che portava uno scaldacollo stretto. Lui le ha chiesto di togliere lo scaldacollo, che però era integrato al velo: in un’azione di gioco, se fosse stata strattonata, sarebbe potuta finire strozzata. Ha agito per tutelare l’incolumità della ragazza. Non possiamo far passare un ragazzino di 16 anni come razzista. La partita si è conclusa poi regolarmente".

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