Lamine Yamal racconta la vita del predestinato a 16 anni: “Ho un solo amico, sa cosa non deve fare”
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Lamine Yamal è la stella della Spagna agli Europei. A vederlo in campo, 16enne e traboccante di talento, viene il magone e dà l'esatta dimensione di come il calcio italiano è messo male/malissimo. Ammesso che da queste parti nascano (o possano ancora nascere) golden boy del genere chissà che fine fanno.
Lui no, oltre a giocare con fierezza a Barcellona lo fa anche in nazionale. Tra le Furie Rosse c'è anche quel ragazzino che con la rete segnata alla Francia è diventato il più giovane marcatore della storia tra Europei e Mondiali (16 anni e 362 giorni), scalzando anche una leggenda come Pelé. E in finale contro l'Inghilterra può scrivere ancora la storia.
Ala destra, veloce/velocissimo, Yamal mescola abilità e destrezza, presenza scenica da veterano e quel pizzico di coraggio, sfrontatezza e irriverenza (anche per il modo in cui s'è vendicato di Rabiot) che sono tipici dell'età. "Ma quanti anni hai?", gli chiese il Re di Spagna nel vederlo da vicino.
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Basta chiedergli come affronta un avversario sulla fascia e lui risponderà come se tra le mani avesse il controller. Una combinazione di tasti e oplà, il gioco è fatto. Fa più o meno così anche in campo. "Se vedo che sono uno contro uno, scarto di lato – ha ammesso in un'intervista a cope.es – perché alla fine è un gioco molto psicologico. E una volta che ho staccato l'avversario, diventa più spaventato. Poi improvviso".
Improvvisare, parolina magica che sta per puro istinto. Il ragazzo si affida anche a quello nel corso dei match. Fiuta nell'aria la giocata. Non bada molto a studiare le caratteristiche dei difensori che potrebbe trovarsi davanti. "Sinceramente, non guardo troppo i video. Preferisco pensare a giocare e a farlo in maniera spontanea. E all'allenatore dico di lasciarmi uno contro uno apposta".
Cosa dicono i suoi amici? La risposta di Yamal è spiazzante. In fondo, nella vita reale, fuori dal campo, è un adolescente che la lente d'ingrandimento del calcio trasforma in adulto.
"Ho solo un amico con cui esco sempre – ha aggiunto il fenomeno spagnolo -. Poi c'è mio cugino che è anche lui come mio amico… non mi chiedono molto perché quando mi fanno due domande mi arrabbio e parliamo d'altro. Perché? Quando torno dall'allenamento non voglio sentirmi chiedere ‘come gioca questo'… che lo guardino sul cellulare".
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Tra i suoi amici ce n'è anche un altro speciale: è suo padre 32enne, per il rapporto che ha con lui. "È molto giovane, per me è così importante che un padre e un figlio abbiano un rapporto così aperto in cui posso raccontargli tutto".
Il successo ha portato tanta notorietà, il ‘lato b' è rappresentato dagli effetti collaterali di essere sempre sotto i riflettori: "Dico sempre a mia madre che la cosa che mi manca di più è andare a bere qualcosa in terrazza nel pomeriggio senza che nessuno ti dica niente. Oppure, per esempio, andare a fare la spesa o andare a prendere mio fratello a scuola, perché tutto questo un po' mi opprime".
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