L’amara confessione di Duncan: “Il razzismo non è solo tra i tifosi, c’è anche tra i calciatori”
Il razzismo è tornato ad essere un tema di dibattito anche per il calcio italiano. Gli insulti che hanno visto protagonista il portiere del Milan, Mike Maignan, durante la partita tra i rossoneri e il Cagliari hanno portato la procura della FIGC ad aprire un’inchiesta per fare luce su fatti e responsabilità. Non è un episodio nuovo per quel settore dello stadio sardo, visto quello che era accaduto anche negli anni scorsi con Lukaku, Kean e Muntari ma non sono mai stati presi provvedimenti.
Questa terribile situazione non riguarda solo una parte della tifoseria del Cagliari, chiaramente, ma è molto diffusa ed è davvero triste assistere a certe scene nel 2022, che sia uno stadio di calcio o in qualsiasi altro luogo. La scorsa settimana la Lega di Serie A aveva promosso la campagna ‘Keep Racism Out' della Lega in collaborazione con l'Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri) per dire basta "a ogni forma di discriminazione" ma questo appello non è stato raccolto.
A parlare del razzismo che ancora serpeggia nel calcio italiano, ci ha pensato Alfred Duncan, che dai canali ufficiale della Fiorentina ha analizzato diverse tematiche e si è soffermato anche sulle discriminazioni che è stato costretto a subire in campo e fuori: "In tutto il mondo il razzismo è radicato, quando analizziamo tutte queste sceneggiate razziste. Alcuni tifosi non lo fanno per cattiveria, ma per dare fastidio ai giocatori avversari. E lo fanno anche alcuni giocatori nei confronti di altri giocatori. Lo fanno perché alla fine non hanno niente di diverso: siamo in campo, da avversari, giochiamo entrambi in Serie A, giochiamo in squadre forti, quindi non abbiamo niente di diverso. E in quel momento l’unica cosa che può dirmi per darmi fastidio è quello".
Il centrocampista viola ha cercato di mettere il tema sotto la lente d'ingrandimento facendo riferimento anche agli esempi che bisogna dare per migliorare la società ed evitare che le nuove generazioni crescano allo stesso modo: "Poi ci sono gli ignoranti, senza educazione. Ma non per colpa loro. E questa cosa io continuo a ribadirla: allo stadio trovi il padre che dice certe cose, e fa certi gesti davanti al bambino, che impara e cresce facendo ciò che fa il padre. È inevitabile. Il bambino cresce imitando il genitore. Le persone fanno quello che fanno prendendolo dai genitori. Quello che insegni ai bambini sono i valori che si porteranno dietro tutta la vita. I bambini devono ragionare con la loro testa, facendo la cosa giusta, e io cerco sempre di insegnarlo. Bisogna capire il come e il perché. Tanti genitori dicono ai bambini ‘quello è nero’ o ‘quello è giallo’, subito marcando una differenza col bianco. Il bianco non va sporcato, il nero lo puoi sporcare. L’educazione per me è alla base di tutto questo. Quindi che uno lo faccia apposta, o che lo faccia per dare fastidio, per me il razzismo non finirà mai".
Il calciatore classe 1993, che è cresciuto all'Inter e ha vestito le maglie di Livorno, Sampdoria, Sassuolo e Cagliari; ha parlato anche di discriminazioni subite in campo da parte di altri giocatori e dell'impotenza di non poter reagire: "A me è capitato tante volte di subire certe cose razziste anche dai giocatori, e non posso reagire. O meglio: potrei reagire, ma da fuori nessuno vede o sente ciò che mi è stato detto, e se andassi a parlare dopo mi direbbero ‘no, non ho detto così’. A chi credono? È la mia parola contro la sua. Reagire non è facile, e quando reagiamo qualcuno pensa che facciamo le vittime, ma non è così. Non è facile venire umiliato e abusato. Fa male. Non riesco a trovare il motivo. Siamo tutti diversi in questo mondo, ma siamo tutti uguali. Viviamo nello stesso pianeta, ma qualcuno ti vede diverso solo per il colore della pelle. Uno deve essere giudicato per la persona che è, non un’altra cosa. Io posso solo andare avanti, per me non finirà mai. C’era 100 anni fa, siamo nel 2022 e continua a succedere, vuol dire che andrà sempre avanti così".
In merito alle punizioni e alle sanzioni da applicare Alfred Duncan ha utilizzato parole chiare ma piene di sconforto: "Ci sono tante misure per diminuirlo, ma non vengono implementate. Vuol dire che le autorità non hanno la voglia di diminuire il razzismo. E andremo sempre avanti così. Quando uno vuole evitare una cosa fa di tutto per evitarla, ma se non lo fa, è cosciente, vuol dire che non lo vuole fare".