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L’agitazione di Cristiano Ronaldo, da giorni un pensiero fisso: non giocare mai più per la Juve

La luna di miele tra Cristiano Ronaldo e la Juventus è finita nel peggiore dei modi, in luna di fiele: da campione preso per vincere la Champions League a investimento fallimentare dal punto di vista sportivo. CR7 fa pressione da tempo per lasciare i bianconeri e la Serie A. Segnali in tal senso non sono mai mancati, adesso arriva agli ultimi giorni di mercato come un calciatore qualsiasi in cerca di una squadra.
A cura di Maurizio De Santis
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Adesso che tra Cristiano Ronaldo e la Juventus è finita davvero la luna di miele iniziata tre anni fa come l'affare del secolo s'è tramutata in luna di fiele. Accade sempre così quando sul tavolo restano i conti da pagare che fanno il paio con il fastidio reciproco e la voglia matta di dirsi addio subito. Liberarsi l'uno dell'altro in fretta, strappando pagine del diario e buttandole nel cestino assieme alle foto di un tempo lontano. Andare via di spalle senza voltarsi indietro. Guardare al futuro dopo aver fatto un bel respiro e un sospiro di intima soddisfazione per essersi tolto un peso dallo stomaco.

Ognuno per la sua strada: CR7 verso l'Inghilterra e il Manchester City (dove guadagnerà anche meno), la ‘vecchia signora' sedotta e abbandonata dal cinque volte Pallone d'Oro che non l'ha mai amata abbastanza e in cuor suo aveva già deciso di andar via. Quando? Nella sera dell'eliminazione dalla Coppa contro il Porto, l'ennesima di fila e accompagnata dalle polemiche per il piazzamento goffo in barriera e una prestazione da dimenticare. Da allora nella sua testa è scattato il timing per fare i bagagli (ha iniziato con il trasferimento del sontuoso parco auto che aveva portato con sé a Torino) e andare altrove, dando al suo agente, Jorge Mendes, mandato esplicito di trovare una sistemazione alla sua altezza ma da Madrid a Old Trafford (dove sarebbe tornato volentieri), complice l'austerity per la pandemia, hanno chiuso le porte in faccia anche a un fuoriclasse come lui dal passato brillante, col presente opaco e un futuro che non gli appartiene più.

Le nemesi è stata spietata anche con la stella portoghese che al primo anno in bianconero, cancellato dalla freschezza atletica dell'Ajax, aveva abbandonato il campo rivolgendosi alla panchina con un gesto emblematico per sottolineare come la squadra se la fosse fatta sotto per approccio, personalità e interpretazione tattica del match. Va via senza lasciare particolari rimpianti, dopo aver lanciato segnali molto chiari attraverso messaggi social criptici, senza mai smentire davvero le voci sul futuro e sulla volontà di staccarsi dalla Juve, con la scomoda etichetta di calciatore che, almeno in Italia, ha mancato – sia pure per colpe non solo sue – l'obiettivo primario: vincere in Europa perché in Serie A la Juve c'era riuscita anche quando aveva Matri e Zaza in rosa.

Campione preso per vincere la Champions League. Orpello oneroso a bilancio fino a costringere la Juventus a capriole contabili (tra plusvalenze e aumenti di capitale). Investimento fallimentare dal punto di vista sportivo. La separazione tra Cristiano Ronaldo e il club finisce col veleno in fondo al bicchiere: niente più bollicine, solo un retrogusto amaro di una bevanda che sa di tappo. Ha già svuotato l'armadietto e fa pressione per slacciare il vincolo contrattuale dal quale si sente imprigionato. CR7 non ha risparmiato nemmeno il suo manager, che non è riuscito a sottoporre al club un'offerta congrua abbastanza (circa 30 milioni di euro) da evitare una minus-valenza a bilancio: gli aveva chiesto di chiudere la vicenda prima che iniziasse il campionato, prima che fosse costretto a tornare alla Continassa, prima di tutto e senza arrivare agli ultimi giorni di mercato come un calciatore qualsiasi in cerca di una squadra.

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