L’addio surreale di Ramsey alla Juve: costretto a scegliere la squadra in aeroporto
La vera maledizione di Aaron Ramsey sono gli infortuni muscolari che hanno trasformato la sua carriera in una sorta di campo minato: non sai mai dove mettere piede e rischi di essere sbalzato. Al gallese, passato alla storia per l'assurda diceria che lo ha trasformato in una specie di triste mietitore (ogni volta che segna, muore un personaggio famoso), è capitato spesso di finire dietro le quinte per colpa di acciacchi più o meno gravi, fastidiosi, un castigo per il suo talento. La Juventus lo aveva ingaggiato dall'Arsenal a parametro zero: un centrale di lotta e di governo abituato ai ritmi forsennati della Premier sembrava la pedina giusta da incastonare nello scacchiere tattico per tessere la tela del gioco e affondare i colpi.
Tocco delicato, esperienza giusta, profilo internazionale, tecnica e furore raffinati sui campi inglesi costituivano una miscela perfetta per la Serie A e per un club che in Europa aveva bisogno di carte buona da calare sul tavolo della Champions. La sua esperienza in bianconero era iniziata con le migliori intenzioni ed è finita malissimo, scivolando progressivamente dal lato della lavagna sul quale Allegri e il club avevano inserito i nomi di coloro che – anche per ragioni economiche oltre che sportive – non potevano essere più utili alla causa.
Sono 35 le gare giocate nella prima stagione, 30 nella seconda, appena 5 in quella attuale con un minutaggio a spizzichi e bocconi. L'ultima volta che ha giocato in campionato è stato a fine settembre (20 minuti contro la Sampdoria), in Champions non ha avuto nemmeno il tempo di sudare la maglia con lo Zenit (6 minuti a ottobre scorso). Abbastanza da fargli capire che doveva cambiare aria, che i suoi 7 milioni netti a stagione si sono rivelati un peso eccessivo nonostante il beneficio degli sgravi previsti dal Decreto Crescita per una società che ha bruciato risorse per sostenere l'operazione e la permanenza di Cristiano Ronaldo.
Messaggio chiaro: trova una squadra perché per te qui non c'è più spazio. Ramsey ne ha rifiutata qualcuna nell'estate scorsa, ha preferito restare ancora per qualche mese, creduto di potersi giocare buone chance fino a prendere atto della necessità di salutarsi e dirsi arrivederci. Sulla carta ha un contratto che lo lega ai bianconeri fino al 2023 ma per i prossimi 6 mesi sarà in Scozia tra le fila dei Glasgow Rangers.
Un affare andato in porto grazie alla disponibilità della Juve ad accollarsi parte dello stipendio e alla formula del prestito con diritto di riscatto fissato a 5.5 milioni. Un esito che non fa felice il calciatore ma che conviene a tutti: a Ramsey, che a Torino avrebbe accumulato solo spezzoni di gare recitando il ruolo di comparsa; alla ‘vecchia signora' che qualcosa risparmia nella speranza di cederlo nella prossima estate.
Spalle al muro. Così s'è trovato l'ex Arsenal che non ha avuto molta scelta e s'è trovato a scegliere la destinazione finale in un aeroporto privato nel Regno Unito (come rivela The Athletic) tra una squadra di Premier League (in precedenza aveva detto no a Burnley, Newcastle, Everton e Crystal Palace), i Rangers (ai quali ha detto sì all'ultimo momento) e un altro club europeo. Volo prenotato per Glasgow, atterrerà in una squadra prima in classifica e alle prese con l'eterno duello col Celtic per il titolo di campione nazionale.
