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L’addio al calcio di Criscito è da favola: entra e segna il rigore decisivo all’ultimo minuto

Mimmo Criscito ha lasciato il calcio a 36 anni. La sua ultima partita è stata Genoa-Bari. Entrato in campo per una passerella al 92′ dopo appena due minuti ha trasformato un rigore.
A cura di Alessio Morra
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Il Genoa è tornato in Serie A. Con Gilardino in panchina a suon di vittorie ha scalato la classifica e ha ottenuto una splendida promozione, un solo anno di purgatorio per i Grifoni che in occasione dell'ultima giornata hanno celebrato l'addio al calcio di Mimmo Criscito, che ha vissuto un finale di carriera incredibile. Un happy ending che difficilmente avrà eguali. E a Marassi dopo la partita il difensore ha letto una lettera in cui ha fatto un bilancio della carriera e ha ringraziato la famiglia e il Genoa.

Genoa-Bari era una partita che non aveva nulla in palio. Padroni di casa già promossi, pugliesi certi del terzo posto e dei playoff. La partita che ne è venuta fuori è stata straordinaria. Perché fino al 93′ erano stati realizzati sei gol (tre per parte) bellissimi. Gli spettatori aspettavano il finale per celebrare Criscito, che era infortunato ma che naturalmente voleva salutare i suoi tifosi. Gilardino lo manda in campo al 92′ (insieme al terzo portiere Agostino). La passerella c'è. Badelj gli cede la fascia di capitano. La partita ricomincia, il Genoa attacca e si procura un calcio di rigore. Tutto in meno di un minuto. Pazzesco.

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La festa può realizzarsi in modo completo. Criscito entra in area e si prende il pallone. Il rigore è suo. Può chiudere la carriera segnando. Il suo ultimo tocco può essere un gol. Frattali è spiazzato. La sfera dolcemente entra in rete: è gol. 4-3. La partita finisce con un gol di Criscito: è tutto incredibilmente bello per il calciatore campano, che un anno fa fallì un rigore che condannò il Genoa alla retrocessione, e che lo scorso inverno, dopo una breve parentesi a Toronto, è tornato a casa per aiutare la ‘sua' squadra a tornare in Serie A.

Poi dopo la celebrazione del club, che ha ricevuto il trofeo per la promozione in Serie A. L'ormai ex calciatore ha preso il microfono e ha letto una lettera commovente: "Caro calcio, avrei tantissime parole da dire ma cercherò di essere breve. Grazie a tutte le persone che mi sono state accanto in questo lungo ed emozionante viaggio. Grazie alla mia famiglia, grazie a mia moglie, grazie ai miei bimbi ai quali sono riuscito a trasmettere la mia stessa passione per il Genoa".

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Il ringraziamento ai colori rossoblu, alcuni ricordi nitidi, un gol segnato in Europa League. Ma poi anche le sue esperienze, all'estero, i tanti ritorni, e non ha dimenticato i momenti negativi: "Grazie Genoa. Lungo il percorso ci siamo salutati e riabbracciati per 5 volte: ogni volta che ci siamo riabbracciati è stato bello come la prima. Tutte le volte in cui ho indossato questa maglia ho dato tutto me stesso, con amore e con sudore. Chiudere la carriera con una promozione in Serie A è sicuramente il modo migliore per salutarvi con orgoglio ed emozione. Farlo nella squadra del mio cuore era quello che volevo da sempre. Quel 7 giugno 2003, quando ho indossato la maglia rossoblu per la prima volta, al Ferraris si respirava un’atmosfera da Champions League. La stessa che ho respirato a Odense, quando segnai di fronte a migliaia di tifosi arrivati fino in Danimarca. E in tutte le altre 289 volte in cui l’ho indossata, incluso oggi. I vostri, anzi i nostri colori li ho portati con orgoglio anche al Mondiale. Grazie a tutti i compagni di squadra, i presidenti, gli allenatori, le persone che lavorano dietro le quinte e in particolare grazie a tutta la proprietà e la dirigenza rossoblù che ha reso possibile che tornassi a vestire questa maglia per l’ultima volta. Per chiudere il cerchio.

Grazie a voi tifosi: siete l’anima bella del calcio. Mi avete accolto che ero un bambino, mi avete visto e fatto crescere. Dalla Russia e dal Canada, in tutti i miei periodi trascorsi lontano da Genova, ho sfidato il fuso orario per guardare le partite del Grifone e soffrire insieme a voi. Voi, che mi avete preso per mano tutte le volte in cui per questa maglia ho lottato, nella buona e nella cattiva sorte, sulla fascia o dal dischetto. Con la Juventus, in un derby…alla fine tutto torna. Il primo passo verso il pallone, uno sguardo alla Nord, poi calciare senza paura. Del resto “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”.

Nelle ultime parole l'addio al calcio giocato e l'amore per i colori rossoblu: "La mia carriera calcistica finisce qui, con un po’ di magone ma con l’entusiasmo di sempre e la voglia di iniziare un nuovo percorso con nuovi obiettivi. Smetto di giocare ma non lascerò il mondo del calcio, perché il calcio per me è vita. Caro calcio, tutto torna. Anche i ricordi. Mi basteranno quelli a farmi ripensare a quanto sia stato fortunato ad aver trascorso questa parte di vita immerso tra i colori più belli del mondo. Il rosso e il blu. Rosso come la passione dei tifosi, blu come le onde del mare. Caro calcio, ti amo. Caro Genoa, ti amo”.

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