L’abisso di Wilshere, cerca lavoro (in Italia) a 29 anni: “Come lo spiego ai miei figli?”
"A 29 anni sarai all'apice della carriera e invece non è così". Per Jack Wilshere il sogno nel calcio è svanito da tempo e alla soglia dei 30 anni è senza un contratto, ai margini di un mondo che fino a qualche anno fa aveva stretto in pugno e che aveva iniziato a godersi, come i grandi fenomeni, in tenerissima età quando, già a 16 anni, si parlava di lui come un bimbo prodigio, autentico crack.
Due FA Cup, due Community Shield, il premio di giovane dell'anno nel 2011 con la maglia dell'Arsenal e la carriera nella Nazionale inglese. Per Jack Wilshere una carriera da protagonista ma anche anni costellati da una serie di infortuni che ne hanno condizionato il rendimento, rovinandogli l'ascesa e impedendogli di restare ad alti livelli per diverso tempo. E' questo, il principale cruccio di chi oggi a soli 29 anni sta provando in ogni modo di rientrare nel giro, senza dover abbandonare il calcio.
Due miei figli hanno un'età in cui capiscono. Soprattutto Archie, che ha nove anni e mi domanda ‘E la MLS?' o ‘Perché non giochi nella Liga?'. Ama il calcio. Sa tutto del calcio. Ed è difficile spiegarglielo. I due più grandi ricordano i giorni dell'Arsenal, ricordano di avermi visto giocare per l'Inghilterra. Mentre per i due ragazzi più piccoli è diverso: non mi hanno mai visto giocare a calcio
Un vero e proprio psicodramma non solo familiare ma anche personale e sportivo. Con il tunnel che inizia circa 10 anni fa, nella stagione 2010-2011 quando iniziarono i problemi alla caviglia e con l'avvento di Unai Emery sulla panchina dei Gunners al posto di Wenger: "Mi disse che non sarei stato titolare, mi arrabbiai, chiamai il mio manager e gli dissi di trovarmi altro. Mi sarei dovuto calmare e riflettere: andarmene dall'Arsenal è stato fatale".
Dopo i Gunners prova al West Ham ma ci resta una stagione, quindi passa al Bournemouth (dove aveva già militato nel 2016) con cui non è riuscito a rinnovare. Quindi la ricerca di un nuovo club, la positività al Covid 19 che ha complicato ulteriormente tutto fino alla situazione attuale in cui è tutt'ora svincolato.
Continuo ad allenarmi ma mi continuo a domandare perché lo sto facendo. In Inghilterra non mi pare ci siano più occasioni, ho chiesto al mio agente di guardare all'estero. Prima del lockdown stavo bene, mi ripetevo che l'occasione arriverà ma al momento ci si è dimenticati di me. Io ho ancora il fuoco dentro, ho ancora quella fame che mi fa voler giocare a calcio
Una voglia che lo ha portato anche in Italia dove Jack Wilshare, ex bimbo prodigio del calcio inglese, si sta allenando con il Como, neo promosso in Serie B. Ma ancora una volta il destino gli sta sbarrando la strada: non potrà tesserarsi con il club cadetto perché per regolamento non ci devono essere in rosa giocatori extracomunitari.