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La vittima della violenza di Portanova gli indica la strada: “Faccia un percorso di rieducazione”

Parla la studentessa romana che ha accusato Manolo Portanova di averla stuprata in gruppo, come stabilito processualmente dalla sentenza di primo grado che ha condannato il calciatore ora alla Reggiana a 6 anni di carcere: “Che dica la verità una volta per tutte”
A cura di Paolo Fiorenza
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Domenica scorsa Manolo Portanova è tornato a giocare una partita ufficiale dopo 8 mesi: il 23enne centrocampista era sceso in campo l'ultima volta lo scorso 4 dicembre in un Genoa-Cittadella, poi due giorni dopo era stato condannato in primo grado a 6 anni di carcere per violenza sessuale di gruppo. Da allora il club rossoblù non lo ha più convocato per alcuna partita. A gennaio il Bari ha avuto l'idea di prenderlo in prestito, ma l'opposizione della tifoseria pugliese ha fatto saltare l'operazione.

A tesserarlo ci ha pensato adesso la Reggiana, che lo ha prelevato in prestito dal Genoa e non è tornata sui suoi passi dopo le proteste di parte dei propri sostenitori e delle associazioni contro le violenze di genere. I dubbi sono solo di tipo etico, visto che da un punto di vista normativo nulla osta a che Portanova giochi a calcio a livello professionistico, come ha chiarito una settimana fa il Tribunale Federale Nazionale che si è dichiarato "incompetente sul caso".

Manolo Portanova in maglia Genoa: i rossoblù lo hanno prestato alla Reggiana
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Se questa è stata la conclusione del percorso della giustizia sportiva – dopo che la Procura FIGC aveva deferito il calciatore lo scorso dicembre dopo la sentenza penale per violazione dell'articolo 4 comma 1 del Codice – adesso Portanova è atteso dal processo d'appello per quanto riguarda la giustizia ordinaria. Intanto è tornato in campo ed è stato un ritorno col botto, visto che ha messo a segno una doppietta nel 6-2 della Reggiana al Pescara in Coppa Italia.

Il calciatore si è sempre professato innocente circa lo stupro, mentre la sentenza della giudice del tribunale di Siena, Ilaria Cornetti, ha spiegato che la vittima "manifestò la propria volontà di voler avere un rapporto sessuale solo con Manolo e di non volerne uno di gruppo con i quattro ragazzi" e che era stata "raggiunta la prova della responsabilità penale degli imputati". In particolare, per quanto riguarda Portanova, nelle motivazioni dell'atto si legge che "abbia fatto finta di difenderla dall’arrivo dei suoi tre amici per il rapporto sessuale di gruppo dicendogli sì di uscire dalla stanza, ma facendolo ridendo. Tanto che poi si è unito a loro nello stupro". Un incubo che per la giovane vittima è "durato tra i 40 e i 60 minuti… fatto di rapporti sessuali ripetuti e non consenzienti, schiaffi e violenze".

Questa la sentenza di primo grado, adesso parla la studentessa romana di 22 anni che ha accusato il calciatore, suo fratello William (minorenne all'epoca dei fatti, nel 2021), lo zio Alessio Langella e l'amico Alessandro Cappiello: "Cosa penso quando vedo Portanova in campo? Avrei di gran lunga preferito ricevere notizie diverse – dice la ragazza a La Stampa – Come per esempio il fatto che avesse accettato di incominciare un percorso di rieducazione per uomini maltrattanti, una cosa che gli ho sempre consigliato caldamente. Sarebbe un percorso utile per tutti gli uomini in generale, in modo che imparino a mettersi nei panni di quelle che potrebbero diventare le loro vittime".

Portanova è figlio d'arte: suo padre Daniele ha avuto una lunga carriera in Serie A
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"Il punto non è che Portanova giochi o meno – continua la vittima della violenza – Questo risponde a meccanismi che hanno poco a che fare con i fatti di cui si discute. I regolamenti della FIGC non si occupano di questo. Il problema è che chi gioca a calcio rappresenta un modello per il pubblico e ha una visibilità che bisognerebbe utilizzare con più responsabilità. Il risarcimento che mi è stato riconosciuto dal tribunale di Siena? Del risarcimento non mi è mai importato nulla, perché il dolore non ha prezzo. La notorietà assunta dal caso? Non sono certo io o la mia famiglia a cercare notorietà. È lui che continua a parlare con televisioni, giornali e dare conferenze stampa. È lui l'unico che continua ad esporsi".

La studentessa respinge qualsiasi accusa che sia mossa da qualche tornaconto personale: "Il mio interesse nei suoi confronti è nato senza che io avessi la minima idea di chi fosse e che cosa facesse nella vita. Peraltro, il suo nome non mi ha portato nulla di positivo. Non ho ottenuto niente da tutta questa storia. Anzi, qualcosa sì: solo dolore e lo stesso dolore lo vive la mia famiglia. A che pro avrei dovuto inventare? Non ho mai chiesto niente, accettato niente e voluto niente".

Infine la giovane si rivolge direttamente a Portanova: "Che dica la verità una volta per tutte. Le mie lesioni sono state refertate al pronto soccorso all'indomani dello stupro. La sentenza di condanna si basa su queste, sui messaggi, sui video. I periti hanno stabilito che le lesioni sono compatibili con un rapporto non consenziente. In tribunale, io ho chiesto un confronto diretto con lui, ma l'ha rifiutato".

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