La TV riprende Kane in lacrime, Pickford si scaglia contro la telecamera: il gesto spiazza tutti
Harry Kane è distrutto dal dolore. È chino per terra, piegato in due. Si regge con una mano poggiata sul prato. Sente addosso tutto il peso della responsabilità e della colpa per aver sbagliato il calcio di rigore contro la Francia. L'Inghilterra è sotto per 2-1, poco dopo il raddoppio di Giroud a commettere un'ingenuità è Theo Hernandez che al Var l'arbitro punisce con il penalty per i Tre Leoni.
L'attaccante del Tottenham torna sul dischetto: aveva realizzato così anche il gol dell'1-1. Di fronte a sé c'è Lloris, compagno di squadra tra le fila degli Spurs. L'ha già battuto una volta con un tiro potente e preciso: palla da una parte, portiere dall'altra. Non si lascia condizionare, crede di potercela fare. Il rituale che ripete è lo stesso, è una sorta di pratica propiziatoria per scaricare la tensione e prepararsi alla battuta.
Kane aggiusta i calzettoni, gira e rigira i bordi al di sopra delle ginocchia. Fa un respiro profondo e vede la porta poi abbassa lo sguardo verso la palla e calcia. La conclusione gela il sangue nelle vene: finisce sopra la traversa, tra il pubblico. In quel momento il giocatore muore dentro: ci fosse un buco in cui scomparire, si tufferebbe dentro e vi resterebbe per un tempo indefinito. Quello del match, invece, scorre inesorabile: gli otto minuti di recupero sono angoscianti, spacca-cuore e mozzafiato fino al triplice fischio.
La Francia gode ed esulta, l'Inghilterra sprofonda. Le era successo in finale agli Europei contro l'Italia, il copione s'è ripetuto nei quarti dei Mondiali contro i transalpini. Rigori maledetti. I giocatori sono devastati, Kane lo è più di tutti. Ma ci sono un gesto e un'immagine che restituiscono il senso di una squadra anche nel dolore: il protagonista è il portiere, Pickford, che fa da scudo al compagno di nazionale in quel momento solo con se stesso e indifeso.
"Un po' di rispetto per favore! Un po' di rispetto!". Dice il numero uno dei Tre Leoni rivolgendosi al cameraman che è nei pressi di Kane per riprenderne la disperazione. È sopraffatto dalle emozioni, la regia suggerisce all'operatore di spostarsi e riprenderlo in primo piano ma l'estremo difensore la prende male.
Non gli va che il dolore dell'attaccante faccia notizia. Non vuole che il mostro sia (s)battuto in prima pagina. Non è giusto che sia solo lui a pagare per quell'errore fatale. Si vince e si perde insieme. Nel bene e nel male si resta uniti.
Ecco perché quando il portiere dell'Everton e della nazionale inglese si accorge di cosa sta accadendo si volta di scatto e tende il braccio in avanti. Ha l'espressione contrariata, usa le mani a mo' di schermo e continua a ripetere "un po' di rispetto… un po' di rispetto" costringendo l'addetto alle riprese ad allontanarsi da quel lembo di campo dove si consuma il dramma di Kane.
Lo stesso Pickford è stato sotto i riflettori in negativo per un intervento poco felice su un tiro dalla distanza di Aurelien Tchouameni che gli fa gol dopo appena 17 minuti.