La tattica di Andrea Agnelli, rendersi irreperibile per chiunque: “Immagine devastata”
Il giorno e la notte. Intesi sia come i tempi diversi in cui Andrea Agnelli da un lato rassicurava tutti circa il suo lavorare all'interno delle istituzioni calcistiche, mentre dall'altro – alla mezzanotte precisa tra domenica e lunedì – dava vita alla neonata Superlega assieme ad altri 11 club oltre alla Juventus. Ma intesi anche come due modi di comportarsi opposti: uno nella luce, l'altro nell'ombra.
È questa l'accusa pesantissima mossa dal presidente dell'UEFA Alexander Ceferin al numero uno bianconero: "Non ho mai visto una persona capace di mentire così tante volte, in maniera così persistente. Sabato mi ha detto che erano solo voci, poi ha spento il telefono. Non sapevamo di avere delle serpi in casa. Ne ho viste tante nella mia vita, ma non ho mai visto persone del genere".
Al di là dei toni durissimi sul piano personale delle parole di Ceferin, (ex) amico stretto di Andrea e padrino della figlia, la versione di un Agnelli che si rende irreperibile nell'intero fine settimana – evidentemente sapendo cosa sarebbe accaduto di lì a poche ore – viene confermata anche da qualcun altro, che ugualmente ha provato a contattarlo tra sabato e domenica. È il caso di Kalle Rummenigge, CEO di quel Bayern Monaco che si è tirato fuori dalla temeraria operazione.
"Mi dispiace quanto è successo tra Ceferin e Agnelli, è importante tornare a dialogare – dice al ‘Corriere della Sera' – Spero si possa trovare una soluzione, perché la Superlega danneggia il calcio europeo. Volevo parlare con Agnelli, ma non mi ha risposto al telefono. Venerdì scorso anche lui era d'accordo a far partire le riforme della Super Champions dal 2024".
Anche Rummenigge conferma dunque il voltafaccia del presidente bianconero, e perfino una storica amica di casa Agnelli come Evelina Christillin, membro del board di UEFA e FIFA ma anche tifosissima della Juventus, racconta tutta la delusione per il ‘tradimento' consumato in poche ore.
"Non l'ho sentito, lo abbiamo aspettato per l'Esecutivo dell'UEFA, ma si è dimesso e c'è il suo posto vuoto. Mi dispiace, gli voglio molto bene ma questa volta ha preso una decisione non giusta".
Parole dure come quelle di Ceferin le usa invece uno che nella Juventus ci ha giocato ai tempi in cui Gianni Agnelli dominava la scena negli anni '80, Zibì Boniek, attualmente presidente della Federcalcio polacca e da oggi anche vicepresidente dell'UEFA riunitasi per l'esecutivo a Montreux.
"Non riesco a capire il suo comportamento – dice a ‘Repubblica' – Abbiamo fatto almeno 20 riunioni, la riforma con la Champions a 36 squadre era frutto di uno schema proposto anche da Andrea Agnelli. Per un anno intero l'ho sentito parlare di questo. Io credo ne esca devastata la sua immagine. Venerdì l'ECA era unanime sul progetto della nuova Champions e lui ne era a capo. Due giorni dopo, è stato tutto rinnegato o comunque superato dal lavoro su un progetto opposto. Dopo aver lavorato lui stesso al piano della UEFA…".