La talpa di Corona per le scommesse cambia idea su Barella: spiegazione ai limiti dell’assurdo
Nel caso scommesse che tanto sta facendo discutere in questi giorni dopo le anticipazioni arrivate attraverso Fabrizio Corona e poi via via inquadrate in una indagine che oggi è in mano alla Procura che sta facendo pulizia tra illazioni e verità, tiene banco anche un argomento particolare, ovvero la chiavetta usb che il testimone chiave, Maurizio Petra, avrebbe consegnato al proprio legale quale testamento in caso che la situazione precipitasse. Facendo tra gli alti, anche il nome di Nicolò Barella e poi ritrattando improvvisamente su tutto il fronte che riguarda il centrocampista dell'Inter e della Nazionale.
La Procura ha un compito delicatissimo che sta svolgendo nel più breve lasso di tempo possibile ma in modo capillare, evitando che l'inchiesta venga inquinata da notizie che non corrispondano a verità e che rischiano di incrinare le indagini svolte sia su prove specifiche, le chat in mano attraverso il sequestro di smartphone e tablet e gli interrogatori diretti. Incentrandosi al momento su tre nomi in particolare: Fagioli, Tonali e Zaniolo. Ma a proposito di nomi, un altro, quello di Nicolò Barella ha rischiato di spaccare in due tutto il lavoro fatto fin qui dalla giustizia.
A creare il cortocircuito il testimone chiave, la "talpa" di Fabrizio Corona, l'informatore principe Maurizio Petra, zio di un ex giocatore interista finito nel vortice delle scommesse borderline con la malavita, che avrebbe in mano prove "schiaccianti" che ha deciso in un secondo tempo di raccogliere in un testamento informatico, una chiavetta usb consegnata al proprio legale che lo ha raccolto senza "fare domande e senza ascoltarne i contenuti" ma con il compito in caso di morte di Petra, di consegnarlo alle autorità perché contenente "riferimenti con il calcio scommesse". Ma se tutto ciò sarà oggetto di analisi successiva, a tenere banco sono state altre dichiarazioni di Petra raccolte da La Verità e che hanno fatto infuriare Barella.
Il quotidiano ha riportato il nome del centrocampista nerazzurro e della Nazionale coinvolgendolo tra i calciatori citati all'interno di chiacchierate discussioni tra diversi giocatori, scatenando l'ira del centrocampista che è esploso in un furente post social in cui ha anticipato querele e vie legali. E così, si è giunti alla clamorosa ritrattazione da parte dello stesso Petra la cui posizione sta diventando via via sempre più equivoca. "Nel presunto file" si legge su La Verità, "secondo il memoriale venivano menzionati i nomi di Erik Lamela, Emmanuel Giasy e Nicolò Barella. Una notizia messa nero su bianco da Petra e consegnata al cronista".
Di fronte alla furia di Barella, il quotidiano ha preteso di ascoltare l'audio "incriminato" senza successo, ottenendo però una ritrattazione formale e sostanziale da parte di Petra. "L'audio esiste e sarà lunedì in Procura a Torino" ha riferito al giornale. "Poi, dopo essersi probabilmente consultato con il proprio avvocato" continua La Verità, "ci ha richiamato e ci ha detto: sul nome di Barella mi sono sbagliato. Antonio e Zaniolo parlano di altri giocatori". Dunque, all'improvviso ha assicurato che il nome di Barella non sarebbe presente nell'audio dentro la chiavetta. "Voi non c'entrate nulla" sono le dichiarazioni di Petra riportate ancora il quotidiano. "Avete riportato quello che ho detto e scritto. Per questo errore mi voglio scusare con Barella. Ho sbagliato a nominarlo, ma mi sono confuso perché in questi giorni è stato molto citato".
"Non si capisce a che gioco giochi Petra, le cui dichiarazioni in questi giorni hanno suscitato tanto scalpore e messo in moto frotte di giornalisti" conclude La Verità. E questo sarà un altro elemento da mettere al vaglio degli inquirenti che dovranno verificare anche la veridicità della talpa da cui è scattato tutto, oggi sempre considerato un testimone chiave ma un po' meno attendibile e affidabile.