La Superlega mascherata di De Laurentiis: “Torneo per chi merita, senza inviti e con più soldi”
"Il sistema calcio non funziona più": ha esordito così il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha rilasciato una lunga intervista al Daily Maily UK in vista del debutto europeo dei partenopei in terra inglese contro il Leicester. Il presidente del Napoli ha rivelato che starebbe pensando ad un progetto per un nuovo campionato continentale con un sistema di ingresso democratico, una rivoluzione che porterebbe nelle casse del calcio europeo 10 miliardi di euro.
De Laurentiis si è sempre detto contrario all'idea della Superlega, partorita qualche mese fa e subito accantonata dalla maggior parte dei club coinvolti. "Ma la Champions e l'Europa League non generano entrate sufficienti per i club per giustificare la partecipazione" ha detto il patron del Napoli. "Per essere competitivo, hai bisogno di tanti giocatori di alto livello. Ciò significa che devi spendere di più e il premio in denaro delle competizioni europee non ne tiene conto. Ecco perché i club hanno bisogno di parlare tra loro per creare un torneo più moderno e redditizio per tutti i partecipanti". Praticamente una nuova competizione europea a cui si accede per meriti e non per inviti come la Superlega.
Questo aiuterebbe a risolvere un altro problema, quello dell'eccessivo numero di squadre che partecipano ai vari campionati. "Dobbiamo ridurre il numero di partite riducendo le dimensioni delle migliori divisioni in tutta Europa. Solo così si può creare un campionato europeo con un sistema di ingresso democratico, basato su ciò che le squadre ottengono nelle loro competizioni nazionali. Ho esaminato il progetto, ma ci vuole volontà e totale indipendenza". Già a giugno De Laurentiis aveva lanciato una proposta simile, invocando una riforma del sistema Uefa e trovando il parere favorevole del suo omologo della Juventus Andrea Agnelli.
La vigilia della partita di Europa League contro il Leicester, in programma giovedì 16 settembre al King Power Stadium, è lo spunto per il numero 1 del Napoli per una riflessione più ampia sul futuro del calcio:
Noi italiani dobbiamo imparare dal calcio inglese. Se non cambiamo le regole del gioco e non lo rendiamo uno spettacolo migliore, i giovani ci abbandoneranno e il calcio non sarà più la parte centrale della nostra vita. La mia ricerca mi dice che le persone tra gli otto e i 25 anni hanno smesso di guardare il calcio e preferiscono giocare con gli smartphone: hanno completamente trasformato i nostri figli.
Non sto dicendo che l'abitudine di guardare il calcio in uno stadio morirà, ma ora abbiamo lo ‘stadio virtuale‘, che può attirare miliardi di persone a giocare gli uni contro gli altri. Chissà se riusciremo a riportarli sulla strada dello sport più grande e influente del mondo?