La strategia difensiva del Papu Gomez squalificato per doping: ha dato la colpa alla moglie
Il Papu Gomez ha deciso di adottare un singolare strategia difensiva per provare a salvarsi dalla squalifica per doping che gli è stata inflitta perché trovato positivo alla terbutalina, sostanza rinvenuta in un controllo effettuato quando era a Siviglia. L'ha assunta – secondo la sua versione dei fatti – consumando un cucchiaio di sciroppo per la tosse che gli aveva dato sua moglie. Lo somministrava ai figli, ne diede un poco anche al marito che manifestava sofferenza per quel disturbo.
È questa la "giustificazione eccezionale" che il calciatore ha fornito per aggrapparsi all'unico appiglio regolamentare possibile così da ridurre o addirittura cancellare il provvedimento subito. Nella documentazione a suo carico, redatta dal comitato disciplinare della commissione antidoping spagnola, l'ex calciatore andaluso (tornato in Italia al Monza) ha cercato di discolparsi spiegando in che modo quel principio attivo, contenuto nei farmaci utilizzati per curare malattie respiratorie, sia finito nel suo corpo. Come ne era entrato in possesso? Quello sciroppo era già in casa perché prescritto diversi mesi prima a suo figlio dal medico curante (di cui l'argentino ha fornito anche la ricetta).
Il giornale sportivo on-line, Relevo, ha pubblicato stralci della relazione fornita dal giocatore: la consorte, Linda Raff, preoccupata per le sue condizioni di salute e per il malessere fastidioso manifestatosi nel corso della notte, gli aveva suggerito di prendere quella pozione che s'è rivelata fatale. Un dettaglio fondamentale a cui il Papu Gomez ricorre per suffragare la propria innocenza e buona fede ("si è trattato di un'ingestione inconscia indotta da un errore della moglie dell'atleta", si legge nel rapporto) e impugnare la squalifica in base all'articolo 10.5 del Codice Mondiale Antidoping. Fa riferimento alla possibilità che la sanzione venga cancellata ove sia chiara la situazione di "nessuna colpa o negligenza".
Una versione che non ha convinto il comitato disciplinare perché, nel caso del Papu Gomez, "non si tratta di un alimento o di una bevanda, ma di un medicinale che l'atleta non può consumare senza controllarsi". La superficialità e l'imperizia da parte del calciatore viene considerata un'aggravante della posizione dell'ex bergamasco che "rivela un'evidente mancanza di precauzioni normali e richieste per un atleta professionista di altissimo livello che meritano la qualificazione di negligenza grave" indicata nell'articolo 10.6.2 del codice antidoping.
Gli restano la squalifica per 2 anni (a far data dal 18 ottobre 2023) e un'ammenda di 9 mila euro mentre non corrono rischi le squadre in cui ha giocato nel periodo incriminato, compresa l'Argentina campione del mondo.