La storia infinita di Inghilterra-Scozia, la partita da cui tutto ha avuto inizio
Tutti stasera, alle ore 21, dovremmo sederci da qualche parte (ma anche in piedi va bene) e restare fermi per circa due ore, godendoci Inghilterra-Scozia. Lo dobbiamo fare non solo perché sarà di sicuro una bella partita, piena di ardore agonistico e belle giocate, ma anche perché quella è la partita grazie alla quale in quel preciso istante siamo lì, nel bel mezzo degli Europei a guardare tutto il meglio del calcio sfidarsi. Dovremmo viverla come una sorta di rito, perché Scozia-Inghilterra è stata la prima partita ufficiale fra Nazionali nella storia del calcio.
Era il 30 novembre 1872 e schierate sul campo dell’Hamilton Crescent, davanti a 4000 persone circa, c’erano appunto le rappresentative nazionali della Scozia da una parte, che faceva scendere in campo tutti giocatori del Queen’s Park e dell’Inghilterra, che invece pescava da tante squadre oggi spesso del tutto sconosciute come gli Harrow Chequers o i 1st Surrey Rifles. Quel primo incontro terminò 0-0 e per la Scozia (ma anche per l’Inghilterra, anche se non vogliono dirlo e affermano che le loro vere nemiche sono Argentina e Germania) questa non è mai stata una partita normale. Soprattutto per gli scozzesi è un evento in cui possono cantare a squarciagola “Flower of Scotland” e magari fischiare “God Save The Queen”, alcuni partiti sottolineare quanto si è diversi dagli altri, anche perché, come spiega bene Nicola Sbetti in un suo articolo per “Avvenire” solo attraverso il calcio, la Chiesa e i reggimenti militari, l’identità scozzese è distinguibile da quella inglese.
Sono tante le sfide che gli scozzesi ricordano per motivi positivi o negativi. Ricade in questa seconda casistica la partita giocata a Wembley il 15 aprile 1961 per il Torneo Interbitannico, o meglio ancora British Home Championship, che si è svolto fino al 1984 e permetteva il continuo scontro tra le due nazionali. Quella partita per gli scozzesi è ancora oggi un’onta perché persero 9-3, con tripletta di Jimmy Greaves e difesa scozzese a un certo punto completamente sfasata, tanto da permettere cinque gol in undici minuti di gioco. Il portiere di quella Scozia non così terribile come sembra dal risultato, Frank Haffey, abbandonò il Paese per la vergogna, andando a giocare e vivere in Australia.
Serviva una rivincita alla Tartan Army, che presero solo sei anni dopo. Lo stadio era sempre Wembley, qualificazioni per gli Europei 1968, una Scozia molto più giovane sfidava la squadra campione del Mondo. E nonostante il pronostico nettamente a sfavore la Scozia vinse quella partite per 2-3 con gol iniziale di Denis Law, grande attaccante delle due squadre di Manchester. I gol inglesi portano le firme di due grandi protagonisti della vittoria mondiale, Hurst e Jack Charlton, ma nulla poté la squadra di Alf Ramsey contro quella di Bobby Brown. Passano dieci anni e tutto cambia. Fino a quel momento la voglia di indipendenza di una parte di scozzesi era stata assopita dall’economia fortissima dell’Impero britannico. Quando tutto inizia a sfaldarsi e l’industria pesante a entrare in crisi, anche il nazionalismo scozzese cresce e alza il livello del dibattito.
In questi anni inoltre la Scozia aveva una grande squadra, una squadra che fa sognare ai tifosi di essere i grandi favoriti per Argentina 1978 (imperdibile in questo senso il libro di Graham McColl “'78: How Scotland Lost the World Cup”). Questo accade anche perché un anno prima, per la precisione il 4 giugno 1977, storia raccontata alla perfezione anche in italiano da Antonello Cattani nel suo libro "La traversa spezzata", la Scozia va a vincere per 1-2 a Wembley e i suoi scozzesi, che già avevano occupato Trafalgar Square invadono il campo, distruggono tutto quello che si può, strappano tutto lo strappabile per averlo come souvenir e gridano “Dateci il Parlamento e vi restituiremo Wembley”, ancora una volta per sottolineare come il rapporto di forze con il governo di Londra era per tanti indigesto.
Passano gli anni e questa fase molto calda e si arriva alla sfida degli Europei 1996. Anche allora Inghilterra e Scozia erano nello stesso girone e giocarono la seconda partita, dopo che entrambe le formazioni avevano pareggiato alla prima. È la famosa partita in cui Gascoigne segna il 2-0 finale e simula la sedia del dentista. Sembrava una partita di poco conto (il pathos è stata incrementato anche dal fatto che prima del gol di Gazza, Seaman aveva parato un rigore a McAllister) eppure per quella generazione di calciatori conta ancora tantissimo.
Negli ultimi anni un vero scontro forte si è avuto solo nel 1999, negli spareggi per raggiungere gli Europei 2000 in Belgio e Olanda. L’andata si gioca all’Hampden Park di Glasgow ed è la grande partita di Paul Scholes, autore di una doppietta. A Wembley al ritorno gli scozzesi mettono paura agli inglesi, vanno in vantaggio con Hutchinson, ma ancora una volta Seman nega loro i supplementari parando un altro rigore a Don Hutchinson.
L’ultimo dei 112 match che le due nazionali hanno giocato è stato quello del 10 giugno 2017, in amichevole. Come sempre, non fu una partita scialba e terminò 2-2 con botta e risposta oltre il novantesimo di Leigh Griffiths per gli scozzesi e di Harry Kane per i bianchi. Anche stavolta il destino ha voluto Scozia, Inghilterra, Wembley, Europei. E, come sempre accade, dal 1872 in avanti, non sarà una partita come le altre.