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La storia incredibile di Adam Dodd, salvato dalla fidanzata: “A un certo punto ero morto”

Il giocatore di calcio amatoriale è tornato in campo due anni dopo il malore che lo colse durante il sonno. La compagna chiamò i soccorsi ma prima che arrivassero gli praticò la manovra di rianimazione cardio-polmonare. “Se non fosse stato per Kat, oggi non sarei qui”.
A cura di Maurizio De Santis
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Adam Dodd deve la sua vita all'intervento tempestivo della fidanzata, ai paramedici che hanno fatto di tutto per trattenerlo nel modo dei vivi anche se "a un certo punto ero morto". Dopo due anni da quel 4 giugno 2022 in cui ha rischiato di non aprire più gli occhi, è tornato a giocare per la squadra non professionistica, Bamber Bridge, dopo che gli è stato impiantato sotto pelle un defibrillatore cardioverter. La sua è una storia incredibile, di quelle che ti porta a riflettere su come il senso della vita sia davvero indecifrabile. Lui può ancora parlarne, e va bene così. Ma quando riavvolge il nastro dei ricordi, e torna indietro nel tempo a quella sera in cui ha rischiato di non svegliarsi più, gli vengono i brividi addosso.

Dodd allora giocava come difensore mancino con la maglia dell'Fc United of Manchester, club amatoriale. Fece la sua partita poi assieme alla compagna, Kat, acquistò qualcosa presso un locale thailandese e portò le vivande a casa, a Kirkham, nel Lancashire. Trascorsero una serata rilassante, distendendo i nervi dopo una settimana intensa. Poche ore dopo erano in pieno dramma per il malore improvviso che ha colto il giocatore, passato dal letto di casa a quello del reparto di terapia intensiva del Blackpool Victoria Hospital.

L'intervento provvidenziale della compagna

Kat si era svegliata perché aveva sentito uno strano brusio. Quel rumore era il compagno 29enne che ansimava perché in preda al malessere. Ha provato a svegliarlo ma, appena ha capito che versava in condizioni preoccupanti, ha avuto la prontezza di spirito di chiamare i soccorsi e praticargli subito la RCP salvavita. Ha effettuato la manovra di rianimazione cardio-polmonare prima che arrivasse il personale medico: era andato in arresto caridaco nel sonno.

Il racconto da brividi di Dodd: "Senza Kat oggi non sarei qui"

"Se non fosse stato per Kat, oggi non sarei qui", le parole di Dodd nel ricostruire alla BBC cosa è accaduto quel 4 giugno di due anni fa. "A un certo punto ero morto – ha aggiunto -. Quando sono arrivati i paramedici ci sono voluti ben quattro tentativi affinché il mio ritmo cardiaco si stabilizzasse". Dopo più di due anni quel brutto incubo è finito del tutto quando il difensore ha calzato di nuovo gli scarpini per riprendere a giocare con il Bamber Bridge. Quel che gli è successo adesso lo spinge a dare un suggerimento a tutti i tifosi: imparare come si pratica la rianimazione cardiopolmonare. "Bastano 15 minuti del tuo tempo. Non esiste abilità migliore che non sia salvare una vita".

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