La Serie C si arrende: il campionato può fermarsi definitivamente
C'è una data cerchiata in rosso nel calendario, fuori dal campo, del calcio italiano. È il 4 maggio, giorno in cui le squadre di Serie A auspicano di poter tornare in campo per gli allenamenti, mentre la Lega Pro si riunirà in assemblea per decretare – con buona probabilità – la fine definitiva della stagione in Serie C. Non poteva esserci contrasto più efficace per spiegare le due velocità a cui sta viaggiando, oggi, il calcio italiano, con le squadre del massimo campionato che vogliono tornare a giocare, vincolate da interessi economici che ne determinano la sopravvivenza, e quella della Serie C che non riescono a restare al passo.
Il protocollo medico che la Federcalcio ha studiato e trasmesso al governo prevede una serie di misure da sicurezza finalizzate a ridurre al minimo i rischi di contagio all'interno di ogni squadra, in vista della ripresa degli allenamenti. Indicazioni studiate su misura per la Serie A, difficilmente replicabili nelle serie inferiori per ragioni economiche, logistiche e di infrastrutture. Anche per questo motivo la Serie C, pesantemente danneggiata sul piano finanziario, sta valutando la possibilità di fermarsi del tutto: ha più senso iniziare a contare i danni per provare a ricostruire un futuro (anche attraverso possibili riforme), piuttosto che rincorrere un'annata ormai compromessa secondo direttive che molti club di Lega Pro non potrebbero materialmente seguire.
Serie C: promozioni e retrocessioni
Il 4 maggio, in questo senso, dall'assemblea potrebbe arrivare già una decisione definitiva, che dovrebbe essere poi ratificata dalla Federcalcio. Sono già allo studio anche le possibili soluzioni per emettere una serie di verdetti: pochi dubbi sulle promozioni di Monza, Vicenza e Reggina – nettamente prime nei tre gironi -, più complesse le decisioni relative alla quarta promozione (che sarebbe stata assegnata attraverso i playoff) e le retrocessioni. Lo spettro di un'estate di ricorsi è già lì ad aleggiare.