La Serie B, lo Spezia e la partita in cui David Trezeguet litigò con la Juventus
L'ultima volta che Spezia e Juventus si sono incontrate in campionato era in Serie B. Stagione 2006/2007, la ‘vecchia signora' è stata condannata alla retrocessione di ufficio dopo Calciopoli. Spedita tra i cadetti, le verrà inflitta anche una penalizzazione iniziale di 30 punti, poi ridotti a 17 e infine a 9 in sede di ricorso. Ibrahimovic, Cannavaro e buona parte dei big, che festeggiarono il titolo a Bari in uno scenario surreale prima che il ciclone delle inchieste si abbattesse sulla società, lasciarono il club in quell'estate.
Chiellini (22 anni) e Marchisio (20), allora giovanissimi, accettarono la sfida. "Mi stimola molto l’idea di diventare una delle basi su cui verrà ricostruita la Juventus", disse il difensore che da Torino non si sarebbe più mosso divenendo una colonna della formazione che vincerà tutto in Italia. E fu così anche per il ‘principino' che aveva come esempio dinanzi a sé Pavel, la furia ceca, e un altro maestro della mediana, Deschamps, che guidò la rinascita dalla panchina.
Altri ancora scelsero di restare perché convinti dalla dirigenza, perché fedeli alla maglia come Del Piero (siglò 20 gol e fu capocannoniere del torneo), Nedved (11 reti), Buffon e Trezeguet (15 centri). Con l'attaccante francese, però, si rischiò lo strappo clamoroso. Il quasi addio (perché la frattura venne ricomposta nell'estate) fu polemico. Il francese urlò tutta la propria rabbia proprio in occasione della sfida con lo Spezia ed esplose al termine di quell'anno di sofferenza ed espiazione che si concluse con la matematica promozione in Serie A con tre giornate di anticipo a quota 85 punti (28 vittorie, 10 pareggi e 4 sconfitte; 83 gol fatti e 30 subiti) davanti al Napoli e al Genoa.
"Vi sono rimasto fedele anche in B. Ho segnato 15 gol e adesso mi mandate via (o me ne vado)", mimò dal campo con lo sguardo e i gesti diretti verso il direttore sportivo, Alessio Secco, seduto in tribuna a Torino accanto al presidente, Cobolli Gigli, al vice Roberto Bettega e all'amministratore delegato, Jean Claude Blanc . Basta azionare il rewind per tornare a quel pomeriggio di giugno 2007: il portiere, Mirante (oggi alla Roma), rilancia verso Del Piero, ‘Pinturicchio' tocca di testa e innesca David Trezeguet. Il dribbling è secco, la conclusione perfetta.
È il primo pareggio dopo il vantaggio dello Spezia (a fine match la vittoria andrà ai liguri per 2-3) ed è in quel momento che il francese si lascia andare. Va verso centrocampo ma volge lo sguardo verso la dirigenza, alza entrambe le mani e mostra il numero 10, poi ne alza una sola e indica il numero 5… in tutto fanno 15, come il computo delle reti realizzate in campionato. Pochi istanti e Trezeguet si rende protagonista di un gesto ancora più eloquente: allarga le braccia, poi avvicina un dorso della mano all'altra come a dire "vado via". Si consuma così la rottura, ribadita anche a parole nel dopo partita.
"Ho dato il massimo – fu lo sfogo dell'attaccante riportato dalle interviste dell'epoca – ma la dirigenza è nuova e sento poca fiducia nei miei confronti… sento che ha fatto altre scelte. Io sono sempre stato leale e ho dimostrato sul campo quanto valgo e cosa sono in grado di fare. Peccato perché io sarei rimasto ma sono loro che non vogliono". La replica da parte della dirigenza non tardò ad arrivare. "È stato lui a non voler firmare", disse Blanc. Schermaglie prima della pace: vestirà la maglia della Juve fino al 2010 siglando nel complesso 171 reti in 320 match con la maglia della ‘vecchia signora' e divenendo il miglior marcatore straniero nella storia della società.