La Serie A riprende o il campionato è sospeso? Mercoledì la decisione definitiva
Dentro o fuori, è la settimana decisiva per il campionato italiano di calcio. Anzi, a giudicare dalle parole del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, la scelta è stata già presa. "Per adesso non se ne parla proprio", affermazione buttata lì nella serata di domenica e regalata in pasto alla Rete attraverso un post pubblico sulla propria pagina Facebook. Lo ha fatto dopo la circolare del Viminale che nei giorni scorsi ha dato il via libera agli allenamenti individuali (anche) per gli sport di squadra in aree private.
Cosa significa? Per restare strettamente legati all'argomento football vuol dire che un giocatore può recarsi presso il quartier generale della squadra con mezzi propri, usufruire delle strutture messe a disposizione dal club per svolgere attività fisica (secondo un protocollo di sicurezza che rispetti il distanziamento sociale, l'accesso differenziato/differito alle strutture, le precauzioni igienico/sanitarie) e, una volta terminata la sessione (assistito da membri dello staff medico oppure tecnico) si rimette in auto, torna a casa e lì farà la doccia. Non una ripresa degli allenamenti vera e propria, intesa come sforzo collettivo di gruppo, ma un primo passo verso quel ritorno alla normalità che appare ancora lontano.
Chiusura o ripartenza, quando decide il Governo. Null'altro in questa fase è plausibile nell'attesa di ulteriori comunicazioni ufficiali da parte del Governo sulla possibilità (o meno) che la Serie A riparta e fino al prossimo 18 maggio (è la data ipotizzata per rimettersi al lavoro in vista del ritorno in campo programmato per giugno). Mercoledì dovrebbe essere la giornata decisiva al riguardo, quando con un nuovo decreto il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, calerà il sipario oppure dirà che lo spettacolo può continuare sia pure in forme, tempi e modi del tutto diversi.
Per adesso le società procedono in ordine sparso. Non tutte hanno diramato convocazioni ufficiali a testimonianza del clima d'incertezza scandito dal tira e molla di chi (come Spadafora) spinge per una soluzione alla francese (il Governo ha sospeso in via definitiva la stagione) e chi invece è favorevole a un tentativo di ricominciare valutando sia gli aspetti economici del comparto (perché oggi il calcio è un'azienda che produce indotto e intorno alla quale gravita un mondo del lavoro che non è fatto solo di giocatori milionari) sia le questioni più controverse del protocollo al vaglio del comitato tecnico/scientifico. Senza l'intesa sul documento è impossibile immaginare che si giochi a porte chiuse e in stadi blindati.
Quali sono i punti critici? Anzitutto, i costi organizzativi: la necessità di reperire tamponi ed effettuare test specifici per i calciatori con una certa frequenza affinché il monitoraggio sia costante comporta spese che difficilmente potrebbero essere sostenute da società di Serie C o addirittura dei Dilettanti. Questione pratica e di etica in relazione alla situazione dell'Italia: perché i giocatori dovrebbero essere privilegiati rispetto alla popolazione? È la domanda ricorrente e che arriva direttamente dalla pancia del Paese che identifica il "movimento calcio" con l'immagine dei calciatori "straricchi, straviziati e ultra privilegiati". Altro punto controverso: cosa accade in caso di nuovo contagio? Allo stato dei fatti, un atleta trovato positivo obbliga tutti alla messa in quarantena. Un dubbio ulteriore riguarda il capitolo spostamenti sul territorio nazionale: fattore che ha alimentato l'ipotesi di far disputare le partite in zone geografiche diverse e nelle regioni meno colpite dalla pandemia da Covid-19.
Le ipotesi di calendario per la Serie A. La soluzione più gettonata da Federcalcio e Lega è tornare in campo entro la metà di giugno (anche nel primo week end del mese) al netto dei recuperi e della possibilità di giocare anche la Coppa Italia (trofeo che rischia di essere sacrificato) e chiudere a stagione a fine luglio considerato che ad agosto la Uefa ha fissato le date per Champions ed Europa League. Resta in piedi anche l'opzione dei playoff e playout per completare la griglia del campionato, estremo tentativo rispetto all'idea che il torneo venga archiviato d'ufficio e la classifica (retrocessioni comprese) determinata dal calcolo della media punti.