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La scusa di Ibrahimovic sul video in cui gioca a “chi si muove è gay” è peggio di quel che ha fatto

Da uno come Ibra una cosa del genere proprio non te l’aspetti. Tanto più che la versione trapelata sull’episodio è la classica toppa peggio del buco.
A cura di Maurizio De Santis
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Il primo che si muove è gay. Il video in cui Zlatan Ibrahimovic è seduto accanto allo youtuber IShowSpeed (che veste la casacca del Milan) e resta immobile, perché se fa anche solo un piccolo cenno, rischia di passare per omosessuale è qualcosa che nemmeno i ragazzini fanno più. Certi giochetti e battutine spopolavano una volta, tra i quindicenni in preda alla tempesta ormonale e in vena di sciocchezze. Perché è anzitutto questa la figura fatta dall'ex calciatore, consulente RedBird incaricato di occuparsi del Milan, personaggio sportivo di dimensione globale. Da uno come lui una cosa del genere proprio non te l'aspetti. Tanto più che la versione trapelata sull'episodio è la classica toppa peggio del buco.

L'ex campione svedese non si è espresso (ancora) ufficialmente ma ha fatto sapere – come riportato dal Corriere della Sera – di essersi trovato in quella situazione suo malgrado, a sorpresa. Fosse stato informato prima, nemmeno si sarebbe prestato a quella gag. Ah, sì? E allora perché non s'è mosso? Perché è rimasto come una sfinge per tre minuti? Perché non se l'è cavata con una frase delle sue? Cosa temeva? Che ridere, ma è un riso amaro. Davvero una figura del calibro e dello spessore di Ibrahimovic – che era ed è molto meglio quando nello spogliatoio rossonero solleva tavoli e fa ribollire il sangue nelle vene per la carica emotiva che trasmette – può prendere una cantonata simile e lasciarsi tirare in mezzo a celie di questo tipo?

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Sarebbe stato apprezzabile se Ibrahimovic avesse scritto (o scrivesse, ma c'è sempre per tempo per farlo) un messaggio in cui ammettere pubblicamente di aver fatto una cosa anacronistica, ignorante, sciocca, inaccettabile, inqualificabile per se stesso, per ciò che rappresenta e per il riverbero del suo personaggio, per tutti quanti – anche tra i giocatori – hanno il diritto di vivere e manifestare la sessualità senza che nessuno li prenda a mo' di esempio negativo. Nemmeno per scherzo.

Sarebbe stato lodevole ancora di più sentire anche la voce del Milan al riguardo (interpellata da Fanpage.it, non c'è stata alcuna risposta ufficiale da parte della società rossonera) perché restare silenzio non è mai cosa buona e giusta in situazioni del genere. Tutti zitti, mutismo assoluto. Non si muovono.

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Da venticinque anni nel mondo dell’informazione. Ho iniziato alla vecchia maniera, partendo da zero, in redazioni che erano palestre di vita e di professione. Sono professionista dal 2002. L’esperienza mi ha portato dalla carta stampata fino all’editoria online, e in particolare a Fanpage.it che è sempre stato molto più di un giornale e per il quale lavoro da novembre 2012. È una porta verso una nuova dimensione del racconto giornalistico e della comunicazione: l’ho aperta e ci sono entrato riqualificandomi. Perché nella vita non si smette mai di imparare. Lo sport è la mia area di riferimento dal punto di vista professionale.
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