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La scaramanzia di Sarri: “Preferisce perdere la gara, piuttosto che fare quella cosa a bordo campo”

Che Maurizio Sarri sia scaramantico è cosa nota, ma addirittura il tecnico toscano può arrivare a non fare una cosa anche se sa che servirebbe ad evitare la sconfitta della propria squadra. La rivelazione arriva da Manuel Pucciarelli, suo ex giocatore nella splendida cavalcata del triennio di Empoli .
A cura di Paolo Fiorenza
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Il destino ha voluto che la prima partita ufficiale di Maurizio Sarri come allenatore della Lazio portasse il tecnico toscano lì dove tutto è cominciato, ovvero ad Empoli. Fu il trampolino di lancio della sua carriera ad alto livello, tre anni nei quali nacquero i primi segni distintivi di quel Sarrismo poi compiutamente realizzatosi a Napoli. Da lì i successi al Chelsea ed alla Juventus, ed ora l'esperienza alla guida dell'Aquila.

In quell'Empoli giocava Manuel Pucciarelli, che ora racconta aspetti meno noti – non propriamente tecnici – dell'allenatore nato a Napoli 62 anni fa. È cosa nota che Sarri è molto scaramantico, ma le sue manie possono arrivare ad estreme conseguenze, come spiega il 30enne attaccante attualmente svincolato. Qualora infatti manchi anche pochissimo alla fine e la sua squadra perda, il tecnico non recupererà mai la palla che sia uscita dal campo e gli passi vicino: "Preferisce perdere, ma il pallone con cui si sta giocando non lo sfiora nemmeno. Se esce dal campo e lui è lì vicino, si sposta. È successo anche a partita quasi finita. Non tocca nemmeno le righe del campo", racconta Pucciarelli a Gianlucadimarzio.com.

Poi ovviamente c'è il Sarri professore di calcio e lì Pucciarelli ha parole di stima incondizionata per il suo ex allenatore: "Eravamo giovani e affamati. Con Sarri non avevamo paura di niente, nemmeno di andare a giocare a viso aperto a Torino contro la Juve. Ci volle poco a capire che sarebbe diventato un grande allenatore. Dava tantissimi consigli alla linea difensiva, in avanti invece ci lasciava completamente liberi di inventare. Ci dava qualche dritta ma alla fine in campo io, Tavano, Maccarone e Saponara facevamo quasi quello che volevamo. Mi chiedeva solo una cosa: di andare forte, io lo facevo e a lui stava bene così".

Adesso i tifosi della Lazio sperano di rifarsi loro gli occhi con quella giostra tambureggiante, tra una sigaretta e l'altra del Comandante: "Ne fumava un’infinità, ma questo è noto. Aveva però un modo particolare di accenderle, forse un gesto scaramantico anche quello…".

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