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La rivoluzione silenziosa dell’Inter, mezza squadra è sul mercato: possono andar via in 14

Top player ma non solo: l’Inter rischia di perdere in estate metà della rosa attuale. Per autofinanziarsi e ripresentarsi al via con una squadra profondamente rinnovata: in barba ai desideri dei tifosi.
A cura di Alessio Pediglieri
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"Macchè rivoluzione e rivoluzione: riforme, riforme!" cantava il buon Vasco Rossi negli anni '70, in un contesto lontanissimo dal mondo del calcio ma che oggi ben si adegua al panorama del calciomercato legato all'Inter. Perché è ciò che chiedono i tifosi della Beneamata, sogni che si infrangono ancora una volta – e probabilmente non sarà l'ultima – davanti a ciò che si sta assistendo in vista della prossima stagione. All'insegna di una continuità legata soprattutto all'aspetto economico, quella dell'autofinaziamento, che significa in parole povere rivalutare i giocatori in rosa, cederli ottenendo una consistente plusvalenza e reinvestire in altri su cui lavorare per aumentarne il valore fra dodici mesi.

Tutto è iniziato, quasi paradossalmente, nella stagione che ha portato allo Scudetto. Con l'avvento di Antonio Conte, sono stati tanti i giocatori arrivati ad Appiano Gentile e altrettanti se ne sono andati a fine stagione nell'ultima estate convulsa, che portò anche ai clamorosi addii di Lukaku e Hakimi. Con il senno del poi, le multimilionarie cessioni del difensore marocchino e dell'attaccante belga sono state solo la punta di un iceberg che ancora galleggia nel mare nerazzurro del mercato: anche quest'anno, a cavallo di altri successi come la Coppa Italia e la Supercoppa, l'Inter è pronta a salutare qualche big, per ripetere il teorema caro a Suning.

Gli elementi per assistere ad una nuova estate calda in nerazzurro ci sono tutti perché, pur con i conti leggermente migliorati rispetto ad un paio di stagioni fa, le casse continuano a piangere e mancano i soldi da investire sul fronte trattative. Così, le tante voci che riguardano alcuni big, con i tifosi che arricciano il naso e storcono la bocca: de Vrij, Bastoni, Sanchez, Perisic. Uno di questi già  ha salutato senza complimento alcuno, trasferendosi in tutta calma al Tottenham di Conte, altri potrebbero prossimamente seguirne le tracce. Si tratta soprattutto dei protagonisti difensivi, in un reparto che è stato il fiore all'occhiello nerazzurro su cui si sono costruite le vittorie più importanti.

Nessuno escluso: de Vrij, Skriniar e Bastoni. Uno, forse due, lasceranno Appiano salutando l'avventura nerazzurra e permettendo nuove entrate e nuovi autofinanziamenti. I primi due sono in scadenza a giugno 2023, l'italiano e nazionale al 2024 ma è tempo di fare i conti. Per l'olandese non sembra esserci aria di rinnovo con lo United che lo corteggia e un cartellino che potrebbe portare tra i 10 e i 15 milioni. Per lo slovacco, la quota si alza vertiginosamente dopo aver rifiutato un primo assalto del PSG da 50 milioni e c'è aria di rinnovo con prolungamento. Così come era stato per Bastoni, altro elemento su cui l'Inter sta valutando offerte concrete – e non solo di facciata, pronta a sacrificare uno dei talenti italiani più interessanti del reparto arretrato.

Ma i magnifici tre della difesa che fu di Conte e che è stata di Inzaghi sono in bella compagnia. Insieme a loro si valuta l'addio a Dumfries – sulla scia di quanto accadde ad Hakimi, acquistato, rivalutato e ceduto a peso d'oro. Poi, ecco altri nomi pesanti come quelli di Vidal, Vecino, Gagliardini, Sanchez, Correa. Quindi le "seconde linee" per i quali trovare acquirenti o soluzioni interessati, vale a dire Ranocchia, Kolarov, Radu, Caicedo.

In totale? Tredici-quattordici nomi sul taccuino di Marotta e Ausilio per le uscite, cui si aggiunga anche la cessione definitiva di Pinamonti oramai destinato anche lui a fare cassa. In pratica metà della rosa attuale a disposizione di Simone Inzaghi, composta da 25 unità, potrebbe lasciare nei prossimi 60 giorni i colori nerazzurri, con l'Inter che si presenterà ai blocchi di partenza della nuova stagione, profondamente rinnovata. Nell'ennesima estate da ribaltone in casa nerazzurra. Ma non chiamatela rivoluzione. È ormai banale, quella.

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