La rissa tra compagni sfiorata in Cluj-Roma per un gol preso allo scadere
La stagione 2010/2011 non fu semplice per la Roma. Alla guida dei giallorossi c'era Claudio Ranieri che sfiorò lo Scudetto pochi mesi prima, ma l'inizio del torneo successivo non fu per niente brillante e, dopo la sconfitta nella Supercoppa Italiana contro l'Inter, i capitolini uscirono subito fuori dalle pretendenti per il titolo. Le cose andavano meglio in Champions League, dove l'urna era stata benevola e aveva inserito i giallorossi nel girone E con Bayern Monaco, Basilea e Cluj. La Roma si qualificò alla fase ad eliminazione diretta, dove non riuscì ad avere la meglio sullo Shakthar Donetsk, ma nell'ultimo match del girone ci fu un episodio che fece capire come le cose non erano tranquille nello spogliatoio giallorosso.
A raccontare questa storia è stato Nicolas Burdisso in un'intervista a La Gazzetta dello Sport, che parlò della discussione accesa che ebbe con Francesco Totti al termine della gara con il Cluj: "Dopo Cluj-Roma 1-1 c’è mancato poco che ci mettessimo le mani addosso: là davanti avevano giocato a “segno io, no segna tu”, alla fine prendemmo gol e mi andò il sangue al cervello".
Lo stesso capitan giallorosso aveva cercato di mettere calmare gli animi dipingendo l'accaduto come semplicemente un battibecco.
"È stato solamente un piccolo screzio, in campo purtroppo può capitare. Burdisso non si è arrabbiato solo con me ma con tutta la squadra. In campo succede, poi nello spogliatoio passa tutto".
L'ex difensore argentino, che fino a poco tempo fa era il team manager del Boca Juniors, raccontò anche il rapporto che aveva la città con Totti: "A Roma se litighi col Capitano sei morto: è sempre colpa tua, quello che Totti suscita nelle persone va al di là di ogni razionalità".
Dopo aver parlato di quel singolo episodio, però, Nico Burdisso ha solo parole al miele per il Pupone e del suo legame con la Città Eterna.
"Francesco è l’italiano più forte con cui ho giocato. Velocità di pensiero unica: nel fare cose diverse e, negli ultimi anni, nella capacità di adattarsi a doverne fare di ancora diverse. Non so se sia pentito di non aver mai cambiato squadra per vincere di più, ma non credo: non ha mai scelto di vincere, ha scelto di stare a Roma".