La reazione di Spalletti al gol che vale una vita: è in un mondo a parte, il pensiero va all’anello
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Cos'è la gioia, quella vera? Quella che quando hai sognato qualcosa per tutta la vita poi all'improvviso succede? È quel momento in cui lo spazio-tempo si ferma, le immagini rallentano tutto intorno fino a fermarsi e quel che resta è l'emozione che vale un'esistenza intera. Provate a chiederlo ai giocatori del Napoli, chiedete cosa hanno provato domenica sera a Torino quando hanno capito che quel gol segnato da Raspadori alla Juventus al 93′ aveva un nome e un cognome: terzo Scudetto.
Cadeva fitta la pioggia allo Stadium, la partita era al lumicino come le forze dei giocatori in campo: è stato allora che la sceneggiatura della Lunga Attesa che sul Golfo dura da 33 anni ha piazzato il colpo di scena che preannuncia il finale. Cuadrado si è lasciato cadere in area azzurra cercando di guadagnarsi un calcio di rigore, l'arbitro Fabbri gli ha fatto un gesto plateale invitandolo ad alzarsi e l'azione è ripartita dall'altra parte del campo. Poco dopo Jack Raspadori ha scaraventato il pallone alle spalle di Szczesny con un sinistro al volo che è stato una sentenza.
![I festeggiamenti del Napoli al termine della partita con la Juventus](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2023/04/GettyImages-1484621954.jpg)
Da lì ognuno dei protagonisti ha vissuto quel momento nella maniera più istintiva possibile: del resto come si fa a non esultare in maniera incontenibile quando si è entrati nella storia di una città come c'era riuscita solo la squadra di un certo Diego Maradona? Esultano tutti gli azzurri allo Stadium, si abbracciano e qualche lacrima spunta sui loro visi mischiandosi alla pioggia. Anzi, esultano quasi tutti. Non lo fa Piotr Zielinski, che crolla sul prato e allarga le braccia per stringere forte quel tricolore che cinque anni fa aveva perso in albergo nonostante i 91 punti della meravigliosa squadra di Sarri.
Non lo fa neanche Luciano Spalletti, che le telecamere di DAZN seguono in quell'attimo che aveva atteso dall'inizio della sua carriera. A 64 anni il tecnico toscano corona una carriera vincente (due campionati russi, due Coppe Italia e una Supercoppa tra le altre cose), alla quale mancava lo Scudetto. Panchina d'Oro nel 2005, miglior allenatore per l'AIC nel 2006 e nel 2007, Spalletti in Serie A era un eterno piazzato: tre secondi posti di fila con la Roma e poi ancora un terzo e un secondo posto nella sua seconda esperienza sulla panchina giallorossa, due quarti con l'Inter e infine la seconda piazza col Napoli dell'anno scorso con cui aveva preso le misure del bersaglio grosso.
![Luciano Spalletti si avvia a vincere il primo Scudetto della sua carriera](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2023/04/GettyImages-1484575103-1682342285205.jpg)
Raspadori carica il sinistro per impattare in maniera perfetta il pallone spiovente di Elmas e in quell'istante Spalletti pensa che forse è arrivato il momento di regolare quei conti col passato. La sfera entra in rete, intorno al tecnico la panchina esplode in un caos in cui sagome, volti e voci si disperdono nella pioggia. Lui no, in quel tiro che passa tra le gambe di Szczesny rivede tutto: i sacrifici fatti, i sogni svaniti all'ultimo respiro, i palloni passati a migliaia davanti alla sua panchina in tutti questi anni.
Mentre il mondo tutto intorno salta per aria, Spalletti resta impassibile e si gira verso la sua panchina. Fa due passi, lo sguardo è basso, la mente lontana. Luciano non è più lì, è in un mondo a parte. La pioggia cade a catinelle, lava via tutti i cattivi pensieri. L'uomo di Certaldo si sistema l'anello al dito e capisce che stavolta niente e nessuno potrà togliergli lo Scudetto: ancora qualche giorno e quel vecchio conto verrà saldato per sempre.
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